Riaccensione Italcementi di Sarche: 30 assunzioni e tutela ambientale
In merito all’ampio dibattito sollevato sulla riapertura del forno al cementificio Italcementi di Sarche, abbiamo sentito i responsabili tecnici della Società per capire gli obiettivi del ritorno alla produttività e quali interventi di miglioramento verranno apportati all’impianto. Saranno investiti 5 milioni di euro per la ripresa a ciclo completo della produzione con una potenzialità annua di 250 mila tonnellate da “mettere a disposizione dei clienti del Nord/Est con un prodotto di alta qualità con materie prime del territorio”. Il prodotto che uscirà dalla produzione di Sarche servirà per la costruzione del Tunnel ferroviario del Brennero, del Centro Residenziale Commerciale W. Park di Bolzano e la Circonvallazione di Merano.
Per quanto riguarda l’organigramma degli interventi si provvederà, in questo ultimo scorcio del 2021, ai lavori per la riattivazione della linea di cottura e nel frattempo saranno avviate le selezioni con una trentina di nuovi assunti per completare l’organico di esercizio “dando priorità alle assunzioni di giovani del territorio”. In linea con la politica di sviluppo sostenibile di Italcementi, il cementificio sarà dotato delle tecnologie necessarie a garantire performance ambientali di alto livello. A questo si aggiungerà un intervento di carattere paesaggistico per rendere l’impianto ancor più integrato nel panorama locale.
Quindi dopo la sollevazione degli ambientalisti, in particolare del Biodistretto della Valle dei Laghi, contro la riapertura del forno del cementificio di Ponte Oliveti, in queste ultime settimane sembra essere tornata la “quiete” o comunque una caduta di quell’allarmismo che nei 60 anni di storia del cementificio faceva capolino ogni qualvolta si introducevano delle modifiche all’impianto produttivo. La riduzione dell’attività del cementificio di Sarche, a partire dal 2015 con la sola macinazione, è stata determinata da una strategia aziendale di quel momento e così lo è ora per la ripresa del ciclo completo della produzione.
Tutto ciò ci fa capire un dato di fondo, cioè che il territorio della Piana della Sarca, pur con tutti i necessari adeguamenti tecnologici antinquinamento, deve e dovrà convivere con tale investimento industriale quanto meno fino all’esaurimento dell’attigua cava di calcare e marna, ragione per cui negli anni ’60 si decise di insediare il cementificio in quell’area.
(m.b.)