Inverno demografico in Trentino: quali i riflessi futuri sulla società
In Italia, compresa la Provincia di Trento, l’inverno demografico non sembra dare segni di attenuazione: il 2022 fa segnare il punto di minimo nella curva dei nuovi nati che per la prima volta si attesta sotto soglia quattrocentomila. Quali i riflessi futuri sulla società e sul mercato del lavoro? Come invertire la tendenza della natalità e avvicinare i giovani alle responsabilità di una nuova famiglia? Come favorire la permanenza delle donne nel mondo del lavoro quando arrivano i figli? Queste le domande a cui hanno tentato di dare una risposta i relatori dell’evento “Natalità, famiglie e lavoro tra presente e futuro”.
Il 2022 ha segnato il punto di minimo delle nascite in Italia con 392.598 nuovi nati (-1,9%); numeri che fanno parlare di “fecondità più bassa tra le basse”.
L’età media al primo parto è superiore ormai ai 32 anni, e siamo tra i paesi europei con la più alta percentuale di primi nati da madri quarantenni. Questa condizione di bassa fecondità non è attribuibile a un’unica causa, ma è la somma di diversi fattori. Tra questi, gioca un ruolo di rilievo l’incertezza economica che caratterizza il mercato del lavoro e lunga parte della vita lavorativa delle generazioni più giovani. La contrazione della natalità per il nostro Paese è un fenomeno in atto da qualche tempo e ormai sta interessando anche la componente straniera della popolazione.
Vi è poi il fenomeno delle dimissioni per maternità in Trentino che, nel 55% dei casi, sono riconducibili a difficoltà di conciliazione vita-lavoro. Sono rilevati come particolarmente critici gli orari di lavoro che, da soli, giustificano il 34% delle dimissioni e la carenza/costo dei servizi di cura e degli aiuti familiari che incidono per il 9,2%.
Una riflessione è stata posta su tre diverse questioni giuridiche relative al tema della genitorialità.
La prima riguarda la perdurante tendenza all’aumento delle dimissioni delle lavoratrici madri. A questo proposito, viene presentata la buona pratica messa in atto dalla città metropolitana di Bologna: si tratta di una proposta di legge che comprende una modifica dell’art. 55 del TU di maternità e paternità che comprende la NASPI in deroga al fine di estendere le alternative a disposizione dei genitori – e in particolare della madre – per occuparsi della cura del figlio entro il primo anno di vita.
La seconda questione affrontata riguarda il nuovo strumento di congedo parentale rivolto ai padri, introdotto con il D.lgs. 105/22, sottolineando come la sua fruizione sia onerosa e quindi risulti preferibile operare nella direzione della flessibilizzazione degli orari di lavoro.