Inchiesta Romeo: il GIP chiede l’archiviazione, la Procura fissa l’udienza

L’inchiesta “Romeo”, che tra il 2019 e il 2023 ha scosso il Trentino-Alto Adige con un maxi filone sugli intrecci tra affari, politica e appalti, entra in una nuova fase, tutt’altro che conclusiva. Dopo il clamoroso passo indietro della Procura di Trento sulle accuse più gravi, arriva ora un inatteso diniego all’archiviazione da parte del giudice per le indagini preliminari.
Il gip Enrico Borrelli ha infatti deciso di non accogliere, almeno per il momento, come riporta la stampa locale, la richiesta di archiviazione presentata dai pm Alessandro Clemente e Federica Iovene per 35 ipotesi di reato, tra cui quella centrale di associazione a delinquere aggravata dal metodo mafioso. Un’ipotesi che aveva costituito l’ossatura dell’inchiesta e che, poco più di un anno fa, il 3 dicembre 2023, aveva portato agli arresti domiciliari di otto persone e all’iscrizione di 77 indagati complessivi.
Il giudice ha fissato un’udienza per febbraio, nella quale verranno sentite le 44 parti coinvolte per le quali è stata chiesta l’archiviazione. Solo dopo questo passaggio il gip deciderà se accogliere la linea della Procura, disporre ulteriori indagini oppure ordinare l’imputazione coatta. La partita, dunque, resta apertissima.
La richiesta dei pm, depositata il 26 novembre scorso in un documento di 24 pagine, aveva segnato una svolta profonda: per l’accusa, il quadro indiziario originario si sarebbe progressivamente sgonfiato, tanto da non offrire una “ragionevole previsione di condanna”. Verrebbe meno l’idea di un sodalizio criminale stabile e organizzato, con al vertice il magnate austriaco René Benko, finalizzato a condizionare amministrazioni pubbliche e grandi operazioni immobiliari, dal Waltherpark e Gries Village di Bolzano all’area ex Cattoi di Riva del Garda, passando per Arco e Rovereto.
Secondo la Procura, pur in presenza di relazioni stabili e interessi condivisi tra alcuni indagati, non sarebbe dimostrabile l’esistenza di un’associazione a delinquere. Lo stesso Benko, a cui viene contestato solo l’articolo 416 del codice penale, potrebbe addirittura uscire dal procedimento se il gip dovesse accogliere la richiesta di archiviazione.
Nel dettaglio, i pm hanno rivisto anche le posizioni di singoli protagonisti
Per l’ex sindaca di Riva del Garda Cristina Santi, arrestata e poi rimessa in libertà dopo l’interrogatorio di garanzia, non ci sarebbero prove che abbia agito per consolidare un sodalizio criminoso: le condotte ipotizzate sarebbero state finalizzate esclusivamente a un tornaconto politico ed economico personale.
Valutazione analoga per l’ex sindaco di Dro ed ex parlamentare Vittorio Fravezzi, per il quale mancherebbero elementi su un legame stabile con gli imprenditori coinvolti.
Un ulteriore ridimensionamento riguarda la contestazione di tentata estorsione ai danni dell’ex sindaco di Riva Adalberto Mosaner, attribuita a Heinz Peter Hager e Paolo Signoretti. Per la Procura, colpire un solo rappresentante politico non sarebbe sufficiente a configurare un’estorsione nei confronti di un organo collegiale: al più, si tratterebbe di una lite temeraria. Anche il filone dei reati fiscali e dei presunti finanziamenti elettorali mascherati da fatture inesistenti viene giudicato non sufficientemente provato.
Nonostante questo radicale cambio di prospettiva, il gip Borrelli ha ritenuto necessario un ulteriore vaglio. Segno che, se da un lato la Procura ha riscritto l’impianto accusatorio, dall’altro il giudice non considera scontata la cancellazione di quella parte dell’inchiesta che, per anni, ha fatto tremare la politica trentina e altoatesina.
Ora la parola torna all’aula. Solo dopo l’udienza di febbraio si capirà quanto resterà in piedi dell’inchiesta Romeo e se l’ipotesi del grande sistema corruttivo con metodo mafioso verrà definitivamente archiviata o rimetterà in moto il procedimento penale. (n.f.)










