Il Consiglio Comunale di Arco: “Cessate il fuoco a Gaza”

Redazione03/02/202414min
gaza guerra



 

Nella seduta del 27 dicembre il Consiglio comunale ha approvato la mozione «Cessate il fuoco a Gaza per una pace giusta in Israele – Palestina, presentata dai consiglieri Tommaso Ulivieri, Cesare Bertamini, Stefano Mazzoldi e Arianna Fiorio.

Questo il testo completo della mozione.

Premesso che nella giornata di sabato 7 ottobre alcune fazioni armate palestinesi della striscia di Gaza hanno guidato un’azione militare in territorio israeliano, portando a termine un premeditato e brutale attacco indiscriminato ai danni di avamposti militari e della popolazione civile, uccidendo oltre 1.400 persone e rapendone circa 240. Tale atto si configura come il più grave crimine perpetrato da parte di gruppi armati palestinesi degli ultimi decenni e non è giustificabile in alcun modo. A partire dal 1948 la mancata applicazione del diritto internazionale e di numerose risoluzioni delle Nazioni Unite, nonché il fallimento di tutti i tentativi di accordi di pace mediati dalla comunità internazionale, hanno reso sempre più remota ogni soluzione del conflitto israelo-palestinese, acuendo le tensioni regionali, paralizzando la popolazione israeliana in uno stato di costante allarme e militarizzazione e costringendo quella palestinese ad una opprimente occupazione militare e alla privazione di ogni diritto fondamentale A partire dal 2007 Israele ha imposto un blocco terrestre, aereo e navale sulla Striscia di Gaza, contrario a ogni principio del diritto internazionale. Nel giugno 2023 Amnesty International ha pubblicato la sua indagine sull’offensiva israeliana contro la Striscia di Gaza del mese precedente, giungendo alla conclusione che Israele aveva illegalmente distrutto abitazioni palestinesi, spesso senza necessità militare, attuando cosi una forma di punizione collettiva.

Preso atto che nel 2021 la Corte penale internazionale ha aperto un’indagine sulla situazione nei Territori palestinesi, riguardante le violazioni del diritto internazionale commesse da tutte le parti in causa e il crimine contro l’umanità di apartheid contro i palestinesi. La relatrice speciale dell’Onu sulla situazione dei diritti umani nei territori palestinesi occupati dal 1967, Francesca Albanese, nel suo più recente rapporto ha rilevato che Israele, nonostante i suoi obblighi in quanto potenza occupante, priva i palestinesi dei diritti umani fondamentali, in una precisa strategia per ostacolare lo sviluppo della società palestinese e per frustrarne in modo permanente il diritto all’autodeterminazione. (1) Le dichiarazioni del pontefice, Papa Francesco, e del segretario generale dell’Onu, Antonio Guterres, lanciano un grido di allarme e di dolore per quella che si configura come l’operazione militare più letale della storia contemporanea in termini di vite umane e in particolare di bambini e minori uccisi. Israele ha infatti ucciso a Gaza, in un solo mese di bombardamenti, più bambini di quanti tutte le guerre del mondo uccidano in media in un anno. (2)

Evidenziato che la dichiarazione del 10 novembre dell’alto commissario per i diritti umani delle Nazioni Unite, Volker Tiirk, appare un testo fondamentale per comprendere il dramma in corso e per prendere provvedimenti. (3) Essa riporta tra l’altro:
● “Gli atroci attacchi di Hamas contro Israele del 7 ottobre dovrebbero indignare ognuno di noi. È necessario che ci sia giustizia, responsabilità e riparazione per le vittime di questi crimini atroci. Gli ostaggi devono essere riportati a casa e il lancio indiscriminato di razzi contro Israele deve cessare. Ma è chiaro che una pace e una sicurezza durature non possono essere garantite dall’esercizio della furia e del dolore contro persone che non hanno alcuna responsabilità per i crimini commessi – compresi i 99 membri dello staff dell’Unrwa che sono stati uccisi. È un fatto senza precedenti, oltraggioso e profondamente straziante”.
● “Mentre continuano i bombardamenti su Gaza dall’aria, dalla terra e dal mare, l’assedio totale che dura ormai da più di un mese ha reso un’agonia per i residenti di Gaza trovare i beni di prima necessità e, in sostanza, sopravvivere. Tutte le forme di punizione collettiva devono cessare. Anche la richiesta di trasferire i civili in una zona sicura designata dalle forze di difesa israeliane è molto allarmante. Una cosiddetta zona sicura, quando viene stabilita unilateralmente, può aumentare i rischi per i civili e solleva reali dubbi sulla possibilità di garantire la sicurezza nella pratica. Al momento nessun luogo di Gaza è sicuro”.
● “L’esteso bombardamento israeliano su Gaza, compreso l’uso di armi esplosive ad alto impatto in aree densamente popolate, che hanno raso al suolo decine di migliaia di edifici, sta chiaramente avendo un impatto umanitario e sui diritti umani devastante. Dopo quattro settimane di bombardamenti su bombardamenti da parte delle forze israeliane a Gaza, gli effetti indiscriminati di tali armi in un’area densamente popolata sono evidenti. Israele deve porre immediatamente fine all’uso di tali metodi e mezzi di guerra e gli attacchi devono essere indagati”.
● “Il diritto umanitario internazionale è chiaro: estende una protezione speciale alle unità mediche e richiede che siano protette e rispettate in ogni momento, Qualsiasi uso da parte di gruppi armati palestinesi di civili e oggetti civili per proteggersi dagli attacchi è una violazione delle leggi di guerra. Ma tale condotta da parte dei gruppi armati palestinesi non esime Israele dall’obbligo di garantire che i civili siano risparmiati e che i principi di distinzione, precauzione nell’attacco e proporzionalità siano rispettati. Il mancato rispetto di questi principi è anch’esso una violazione delle leggi di guerra, con un impatto devastante sui civili”.
● “L’anno in corso è stato già il più letale per i palestinesi in Cisgiordania, con circa 200 morti anche prima del 7 ottobre, e abbiamo lanciato questi avvertimenti nel corso dell’ultimo anno. Dall’inizio di ottobre, almeno altri 176 palestinesi, tra cui 43 bambini e una donna, sono stati uccisi – la maggior parte dalle forze di sicurezza israeliane e almeno otto da coloni. Più di 2.000 palestinesi sono stati arrestati e detenuti in operazioni pesanti in tutta la Cisgiordania e abbiamo documentato casi inquietanti di maltrattamenti nei confronti degli arrestati e delle loro famiglie. Quest’anno, le forze israeliane hanno usato sempre più spesso tattiche e armi militari nelle operazioni di polizia. C’è stato anche un forte aumento della violenza dei coloni e dell’occupazione di terre in tutta la Cisgiordania.”
● “Ho sentito i difensori dei diritti umani israeliani essere profondamente angosciati e indignati per la situazione dei civili a Gaza. Erano anche turbati da ciò che sta accadendo in Israele. Infatti mi hanno detto, e cito: “Non ci è permesso protestare per la pace: usciremo da questa guerra con molta meno libertà. Non sappiamo che tipo di società emergerà alla fine di tutto questo”.

Preso atto che gli obiettivi base per il ripristino del diritto internazionale e per la cessazione della carneficina di Gaza sono chiaramente esposti dal segretario generale e dall’alto commissario per i diritti umani delle Nazioni Unite:
● “Gli Stati membri influenti devono impegnarsi più che mai per portare le parti a un cessate il fuoco, senza ulteriori ritardi. Occorre fermare la violenza. Garantire la sicurezza degli operatori umanitari. Garantire un accesso sicuro per assicurare l’assistenza umanitaria a tutti coloro che ne hanno bisogno. Assicurarsi che le persone abbiano cibo a sufficienza, acqua pulita da bere, cure mediche e ripari. Liberare gli ostaggi. Assicurare alla giustizia – in linea con le leggi sui diritti umani – gli autori di gravi violazioni. La soluzione a questa situazione è la fine dell’occupazione e il pieno rispetto del diritto all’autodeterminazione dei palestinesi. Come ho ripetuto più volte, per porre fine alla violenza, l’occupazione deve finire. Gli Stati membri devono investire tutti gli sforzi necessari per trovare una pace sostenibile per tutti i palestinesi e gli israeliani.”
● “Chiedo alle autorità israeliane di rispettare i loro obblighi di potenza occupante di proteggere la popolazione palestinese, di emettere ordini chiari e inequivocabili alle forze di sicurezza per garantire la protezione della popolazione palestinese dalla violenza dei coloni e di chiamare a rispondere coloro che non rispettano tali ordini.”

Riteniamo che sia essenziale usare tutti i canali formali e informali per raggiungere questi obiettivi. L’Europa e gli Stati membri possono e devono fare la loro parte con assai più determinazione, ma anche le città e gli enti locali hanno la possibilità di farsi sentire e di lanciare segnali concreti di solidarietà in opposizione alla guerra, alla violenza e all’odio dilagante. Esprimiamo con forza e senza alcuna ambiguità una dura condanna per l’attacco terroristico del 7 ottobre ed esecriamo il comportamento delle fazioni armate che con mente criminale hanno trascinato in una spirale di sangue e devastazione sia i civili israeliani che gli oltre 2 milioni di abitanti di Gaza, imponendo loro di entrare in una guerra impari che ha come unico esito possibile il martirio. Allo stesso tempo non possiamo tacere assistendo alla rappresaglia israeliana, che sta generando una nuova catastrofe umanitaria nella Striscia di Gaza e che potrebbe risultare in una vera e propria pulizia etnica. Questa situazione, lungi dal portare sicurezza e pace in Israele-Palestina, avrà come conseguenza solo quella di accrescere i lutti, l’odio e la violenza: l’uso indiscriminato e punitivo della forza bellica ai danni di civili e infrastrutture rischia di produrre in futuro altri episodi in cui la dignità della vita umana verrà negata e calpestata. Riteniamo che per raggiungere gli obiettivi indicati dai massimi rappresentanti delle Nazioni Unite sia necessario porre in discussione, anche a livello locale, la cooperazione militare, accademica ed economica con lo Stato di Israele -come è avvenuto ad esempio con la Federazione Russa- fintantoché il governo israeliano non rientrerà nell’alveo del rispetto del diritto internazionale e non cesserà l’occupazione militare.

Guardiamo inoltre con crescente preoccupazione al linguaggio disumanizzante e alle narrazioni semplificate, parziali e ingannevoli utilizzate anche da servizi di informazione e istituzioni per descrivere questo e altri conflitti. Il clima di rabbia, odio e riprovazione generato dai crimini compiuti in Israele, a Gaza e in Cisgiordania ha come conseguenza la crescita dell’antisemitismo e dell’islamofobia in Europa: dobbiamo opporci a queste derive ristabilendo la pace e la giustizia nei Territori occupati, ma anche lavorando nel nostro contesto locale per diffondere le ragioni della riconciliazione e dei dialogo, valorizzando gli sforzi di pace di attivisti palestinesi, israeliani ed ebrei contro l’occupazione.

Crediamo che l’educazione alla pace, il sostegno a forme di resistenza civile nonviolenta contro l’occupazione, la cooperazione solidaristica e l’interposizione dei corpi civili di pace e delle forze Onu vadano sostenute qui come in Palestina-Israele.

Considerato inoltre che il Comune di Arco ha tradizionalmente dimostrato una sensibilità legata ai temi della pace e della solidarietà, promuovendo ad esempio mozioni per la pace in Rojawa (Kurdistan irakeno) e nella regione dell’Artsakh fra Armenia e Azerbaijan. Arco ha inoltre aderito nel 2011 a “Mayors for Peace”, l’organizzazione internazionale per la pace e contro le armi nucleari.
Ciò premesso, il Consiglio comunale della città di Arco impegna il sindaco e la Giunta:
● a diffondere tramite l’Ufficio stampa il testo della presente mozione;
● a inoltrare e presentare il testo della presente mozione agli organi di governo della Provincia autonoma di Trento e al commissariato del Governo, affinché le auspicate pressioni istituzionali possano esprimersi in ogni sede opportuna, nazionale e internazionale, incluso l’Ufficio per i rapporti con l’Unione europea della Pat – a supportare e promuovere iniziative, progetti, momenti di approfondimento e informazione rivolti alla cittadinanza che possano valorizzare il lavoro dell’associazionismo e degli istituti locali (tra cui il Forum trentino per la pace e i diritti umani e il CCI) teso all’educazione alla pace, al sostegno a forme di resistenza civile nonviolenta, alla cooperazione solidaristica – ad attivarsi per approntare un idoneo pennone con bandiera della pace da posizionare nell’omonimo giardino di via Donatori di Sangue.