I boschi del Trentino per la sfida climatica nei territori dell’Arge Alp
Innalzamento della temperatura, periodi di siccità ed eventi meteorologici estremi come la tempesta Vaia del 2018 hanno un forte impatto sui boschi, con conseguenze a volte fatali per la loro funzione protettiva. Per questo è importante gestire le risorse boschive in un’ottica di lungo termine, assicurando l’arricchimento e la diversità forestale con specie arboree miste e strutture articolate dei boschi: di questo si occupa il progetto “Specie arboree clima-intelligenti per i boschi sul territorio Arge Alp”, che ha costruito una rete di confronto periodico di esperienze per intensificare la collaborazione e lo scambio di conoscenze all’interno delle regioni che fanno parte della Comunità di lavoro. In questo contesto si è svolto in Trentino un incontro tra i referenti tecnici forestali delle regioni che fanno parte dell’Arge Alp, con una visita al vivaio forestale del Casteller e un’escursione in quota nell’area tra Ceramonte e Bedolpian nel Pinetano.
I dati storicamente misurati in Trentino mostrano con piena evidenza – al pari di quanto accade su tutte le Alpi – un significativo riscaldamento dell’aria negli ultimi decenni con conseguente riduzione delle nevicate a quote medio-basse. Oltre alle alterazioni climatiche, si consideri che la tempesta Vaia ha causato danni su circa 20 mila ettari di foreste in Trentino, per oltre 4 milioni di metri cubi di legname interessato dagli schianti, tra abete rosso, larice e pino silvestre. Allo stato attuale parte dell’area visitata dagli esperti dell’Arge Alp si presenta apparentemente priva di copertura forestale, proprio a seguito della tempesta Vaia. Ad una attenta analisi si nota però una promettente rinnovazione naturale localizzata. Il gruppo si è interrogato sull’opportunità di aumentare la diversità delle specie arboree in modo guidato e sull’adeguatezza delle specie al cambiamento climatico. La tempesta Vaia, oltre ad aver generato ingenti danni alla foresta e aver impattato su molte aree per l’utilizzo dei grandi mezzi nella fase di esbosco post evento, in alcuni casi ha rappresentato un’opportunità per ripristinare antiche aree aperte a prato o pascolo. Un altro aspetto sul quale si sono confrontati gli esperti riguarda il ruolo della fauna sull’evoluzione naturale del bosco e sulla sua gestione, considerando che il bosco soffre della pressione dovuta all’eccessiva presenza degli ungulati (cervi e caprioli in primis). Sono state quindi valutate le strategie di prelievo venatorio a intensità differenziata durante il periodo di rinnovamento del bosco, tenendo conto della conservazione della popolazione animale.
Infine il progetto ha posto le basi per il suo sviluppo dei prossimi anni: l’integrazione delle nuove tecnologie informatiche e l’applicazione dell’intelligenza artificiale nella gestione vivaistica e forestale per la previsione dei cambiamenti e dei possibili disturbi a supporto della gestione dei boschi.