Farmaci nei corsi d’acqua e depuratori, Calzà e Manica (PD): “Chiarezza sulle tecnologie anti-inquinanti”

Un tema tanto tecnico quanto cruciale per la salute pubblica e l’ambiente arriva al centro del dibattito politico provinciale. I consiglieri del Partito Democratico del Trentino, Michela Calzà – già vicesindaca di Dro – e Alessio Manica, hanno depositato un’interrogazione per fare luce sulla capacità degli impianti di depurazione trentini di affrontare una minaccia sempre più riconosciuta a livello europeo: l’inquinamento da residui farmaceutici.
La questione non è marginale. Numerosi studi scientifici, ricordano i due consiglieri, dimostrano come una parte significativa dei principi attivi presenti in medicinali di largo consumo resti nell’acqua anche dopo i trattamenti tradizionali, finendo per accumularsi in fiumi, laghi e falde. L’Organizzazione mondiale della Sanità li considera ormai contaminanti emergenti, con potenziali effetti su ecosistemi e salute umana.
A rendere il tema urgente contribuisce anche il dato — richiamato da Calzà — secondo cui il 50% dei farmaci acquistati non viene utilizzato e una parte di questi finisce ancora oggi smaltita impropriamente nei lavandini o nei WC. Una combinazione che aumenta la pressione sugli impianti di depurazione, spesso non progettati per filtrare queste sostanze.
Il nodo Trento 3: un depuratore all’avanguardia, ma è pronto per il futuro?
Al centro dell’interrogazione c’è soprattutto il nuovo depuratore Trento 3, una delle opere pubbliche più rilevanti realizzate dalla Provincia negli ultimi anni: 116 milioni di euro di investimento, capacità di 150mila abitanti equivalenti, tecnologie avanzate per abbattere fino al 95% degli inquinanti e per recuperare energia dai fanghi.
I lavori sono conclusi e l’impianto si trova in fase di collaudo, che avrebbe dovuto chiudersi entro l’autunno 2025. Ma secondo Calzà e Manica resta un punto dirimente: l’impianto è stato progettato per affrontare anche i contaminanti emergenti?
La domanda non è formale. La nuova Direttiva europea 2024/3019 impone agli Stati membri di introdurre, entro il 2030, sistemi di trattamento “quaternario” — tecnologie come ozonizzazione, carbone attivo, membrane o fotocatalisi — negli impianti sopra i 100mila abitanti equivalenti. Trento 3 rientra pienamente in questa categoria.
In altri Paesi, come Germania, Svizzera, Paesi Bassi o Svezia, sperimentazioni e programmi dedicati sono già in corso da anni. In Trentino, invece, secondo i consiglieri PD, mancherebbe ancora una strategia chiara.
Le richieste del PD alla Giunta
Nella loro interrogazione, Calzà e Manica chiedono alla Provincia cinque chiarimenti chiave:
1) Se Trento 3 è già predisposto per l’installazione delle tecnologie di trattamento quaternario.
2) Se esistono dati aggiornati sulla presenza di residui farmaceutici nei principali corsi d’acqua trentini.
3) Quali depuratori sul territorio sono attualmente in grado di trattare questi microinquinanti.
4) Se vi è un confronto attivo con l’APSS sull’impatto potenziale sulla salute pubblica.
5) Se la Provincia intenda avviare un progetto pilota, insieme ad APPA e MUSE, per monitoraggio e riduzione dei residui farmaceutici.
Secondo i consiglieri, l’obiettivo è duplice: da un lato garantire che un’infrastruttura strategica come Trento 3 sia davvero allineata alle normative europee e alle migliori pratiche; dall’altro avviare un percorso di prevenzione che coinvolga ricerca scientifica, sanità pubblica e protezione ambientale.
Una sfida che riguarda tutti
La presenza crescente di farmaci — dagli antinfiammatori agli antibiotici, dai diuretici agli antidepressivi — nei fiumi italiani è un fenomeno ormai documentato. La loro natura persistente e bioattiva li rende inquinanti “silenziosi”, difficili da intercettare ma potenzialmente dannosi.
“Di fronte a questi dati, non è più possibile rinviare un confronto serio su tecnologie e investimenti”, sostengono i consiglieri PD. La palla passa ora alla Giunta provinciale, chiamata a chiarire se il Trentino sia preparato ad affrontare una delle nuove frontiere dell’inquinamento contemporaneo.
(n.f.)










