EMERGENZA PESCA SUL GARDA
In occasione di un dibattito tenutosi ad Expo Riva Caccia, Pesca e Ambiente i pescatori hanno chiesto precisi e rapidi interventi ai tre assessori di Lombardia, Veneto e Trentino perché il patrimonio ittico del più grande lago, secondo loro, è in pericolo. Le cause? Il bracconaggio, la posa di reti killer, l’assenza di coordinamento e vigilanza sulla pesca, regole diverse tra le tre regioni affacciate sul lago che non fanno altro che generare confusione e la pratica di una pesca professionale poco attenta alla sostenibilità del Benàco. Un SOS in piena regola, dunque, che rischia di mettere k.o. in pochi anni il patrimonio ittico del lago di Garda. “I pesci non si moltiplicano in eterno” è stato detto nel corso del dibattito, ed è per questo che urge fare in fretta. Le Associazioni hanno presentato ai tre assessori un documento congiunto che contiene le urgenze: modifica a leggi e regolamenti, incrementare la vigilanza e combattere il bracconaggio, istituire un tesserino segnalatore per le catture, identificare le imbarcazioni, le boe e gli attrezzi per la pesca, procedere con la semina delle specie, combattere i cormorani ormai stanziali sul Garda, aumentare gli incubatoi, contenere l’inquinamento e, infine, censire gli stock ittici. Misure necessarie al fine di contrastare il calo del pescato in gran parte dovuto alla pesca di frodo, alla posa di reti abusive e di una pesca incontrollata che sta già generando una drastica riduzione di esemplari pescati. Il controllo dei livelli minimi di acqua del più grande lago italiano è un altro “termometro” da tenere sotto controllo assieme ad una serie di (per ora) incontrollate azioni che vanno fermate. manca il pescato per i ristoranti, ad esempio, sempre più in difficoltà a causa delle presenze turistiche che chiedono piatti a base di pesce di lago, i cormorani che si nutrono di grandi quantità, insomma un vero e proprio allarme che va contenuto immediatamente. Va detto che tali preoccupazioni non coinvolgono solamente il garda ma anche i laghi del nord Italia come il Sebino e quello d’Idro. Le associazioni che hanno presentato il documento ai relatori rappresentano oltre 150.000 pescatori italiani.