Dipendenze “social”, il Trentino isola felice

Redazione16/10/20184min
20181016SAN PANCRAZIO 2018

Sono emersi temi molto interessanti nel corso del convegno “Le nuove fragilità: modelli innovativi di presa in cura” che si è tenuto sabato 13 ottobre presso l’Ospedale San Pancrazio-Santo Stefano Riabilitazione di Arco, con la partecipazione di numerosi autorevoli professionisti medici del settore e sotto la direzione scientifica del dr. Alessandro Giustini.
Quello che affiora dall’osservazione empirica del fenomeno delle nuove dipendenze da web, smartphone, video games e altri social è che il pericolo maggiore per i nostri ragazzi sia quella di essere lasciati soli nel tempo extrascolastico che trascorrono senza genitori o senza un’attività da svolgere, sportiva o di altro genere che comunque comporti la relazione diretta con altri.
Una regione come il Trentino risponde al profilo di un territorio con requisiti ancora da “isola felice”.
“Le “nuove dipendenze” sono fenomeni emersi negli ultimi anni e dunque così nuovi che ancora non sono stati diffusi dati epidemiologici – dice il dottor Stefano Parisi, psicologo e psicoterapeuta dell’Ospedale San Pancrazio-Santo Stefano Riabilitazione – abbiamo comunque dei dati Istat che evidenziano come l’effetto “Hikikomori” (il comportamento di chi decide di isolarsi totalmente e rifugiarsi in un mondo digitale che non prevede dunque la relazione diretta con altre persone) in Italia riguarda circa 30 mila ragazzi che accusano problematiche in questo senso, mentre sono circa 300 mila i soggetti tra i 12 e i 25 anni con dipendenze dal web conclamata”.
Ben più definito, invece, è lo scenario legato alle dipendenze da alcool o da altre sostanze che spesso si legano e si intrecciano proprio alle cosiddette “nuove dipendenze”.
“Vanno a braccetto – dice Laura Liberto, responsabile della Riabilitazione alcologica del San Pancrazio e direttore scientifico dell’evento insieme a Giustini – alcool, e in generale le sostanze, si legano spesso alle dipendenze comportamentali”.
La novità, in questo settore, è quella di prendere in carico non solo il soggetto che ne soffre ma l’intero nucleo familiare, “perché – spiega la Liberto – queste dipendenze sono multidimensionali e la causa va ricercata anche nel contesto familiare e sociale in cui vive il soggetto interessato”.
I dati riferiti al territorio dicono che il servizio alcologico di Riva del Garda prende in carico mediamente 231 utenti ogni 10.000 abitanti, dove il 4,5% ha effettuato un primo colloquio per problemi legati all’alcol.
I dati specifici del San Pancrazio dicono che mediamente le donne sono attorno il 28-30% (30,2% nel 2017, pari a 129 donne) dei pazienti presi in carico nei programmi di riabilitazione alcologica, con gli uomini che lo scorso anno sono stati 299, pari al 69,8%.
L’età media del paziente è attorno ai 50 anni (50,86% nel 2017), mentre in generale la fascia di età maggiormente rappresentata è quella dai 40 ai 60 anni.
L’Attività di Riabilitazione alcologica del San Pancrazio è strutturata con cicli riabilitativi della durata di 3-5 settimane e con massimo 24 utenti per ogni ciclo. Interessante la percentuale di abbandono degli utenti in carico che è molto molto bassa, 2,8%.
I numeri sono molto importanti, con un aumento costante di utenti presi in carico, dai 422 del 2015 ai 428 del 2017, a sottolineare come il fenomeno sia ancora tutto da debellare.