Dipendenti No-Vax che si licenziano: “Dal 15 ottobre alcuni ristoranti dovranno chiudere”

Claudio Chiarani03/10/20213min
cameriere hotel


“Purtroppo corrisponde a verità il fatto che nel Garda trentino ci siano diverse situazioni di lavoratori della Ristorazione che non vogliono né fare il vaccino né fare il tampone che accerta l’eventuale positività o negatività al Covid-19 – afferma un preoccupato Paolo Turrini, presidente dell’Associazione Ristoratori Alto Garda e Ledro in seno a Confcommercio – Sento molti colleghi che sono in difficoltà e saranno costretti a chiudere per mancanza di personale. Ma anche dipendenti che, contrari al vaccino, sarebbero disposti a fare il tampone se solo costasse meno e avesse una validità di almeno 72 ore. Un grosso problema di cui mi sono fatto carico anche in ambito provinciale, particolarmente perché nella nostra zona ci sono molti contratti in scadenza”.
È imminente da data del 15 ottobre, entro la quale il dipendente deve avere il green-pass per poter lavorare. O si vaccina o si sottopone al tampone valido 48 ore al costo di 15 euro ciascuno. Il conto è presto fatto: ne servono tre alla settimana, dodici al mese, per un costo di 180 Euro.
23 milioni di lavoratori in Italia dovranno avere la Certificazione verde se vorranno continuare a lavorare, in alternativa si sta a casa.
“Queste scadenze – continua Turrini – potrebbero avere delle proroghe per uno o due mesi in base al lavoro che ci sarà, ma tanti preferiscono chiudere il rapporto di lavoro e andare in disoccupazione, o rimanere a stipendio zero. Contromisure? Non ce ne sono, qui è in gioco la libertà individuale dell’individuo visto che il vaccino non è obbligatorio. La speranza è che nei prossimi 15 giorni anche i più “duri” possano cambiare idea passando al vaccino. Poi, aggiungo, la scadenza del 31 dicembre dell’emergenza sanitaria porta molti a ragionare sul fatto di andare in disoccupazione e a dire “Ok, tengo duro e poi vedremo” è un altro fattore che converge verso il dubbio e la scelta di non vaccinarsi. Certo è che anche questo aggiunge alla già nota carenza di personale un altro fattore che mette in seria difficolta la categoria della ristorazione”.

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