Depotenziamento dell’Ospedale di Arco, sit-in di cittadini e politici
Per l’ospedale di Arco “non c’è pace tra gli ulivi.” Depotenziato prima del Punto nascite e ora del reparto di Psichiatria a “favore” di due strutture, a detta della Provincia e dell’assessore referente Segnana, più consone e moderne, il comparto sanitario del Garda trentino viene sempre di più declassato. Per questo l’altra mattina circa cinquanta persone, tra cui la sindaca di Drena Giovanna Chiarani e il consigliere provinciale Filippo Degasperi, quest’ultimo organizzatore del sit-in davanti al nosocomio arcense, hanno manifestato la loro contrarietà alla chiusura del reparto di psichiatria. Tra di loro lo psichiatra Felice Ficco, la consigliera della Civica Olivaia Chiara Parisi e il consigliere comunale droato Alvaro Tavernini. Tutti ovviamente contrari alla chiusura del reparto. Va bene riorganizzare è stato detto, ma se si tagliano i posti letto, si tolgono i servizi essenziali e li si spostano in altri luoghi che avranno come conseguenza anche problemi di sicurezza, questa è una decisione che chi ha manifestato all’ingresso logicamente non accetta. Questo non farà altro che aggravare una situazione già deficitaria, carente di personale, a discapito della fascia di adolescenti che hanno necessità di supporto. I disagi creati dal post pandemia, inoltre, sono in crescendo, e se si tolgono i servizi dedicati la situazione non migliorerà affatto. Ma se si toglie psichiatria non è che poi anche l’ospedale finirà per scomparire? In buona sostanza e in estrema sintesi la “paura” che l’ospedale di Arco vada verso la chiusura è palpabile, e questo in un territorio dove vivono stabilmente oltre quarantamila persone e in stagione si arriva a superare gli oltre tre milioni e mezzo di presenze dovute al turismo.