Dall’aeroporto Catullo di Verona al Garda in treno?
L’ipotesi è finita però nel corposo volume dedicato dalla Regione Veneto al Piano dei Trasporti regionale. Un Piano approvato due settimane fa e che parla d’investimenti corposi, dell’ordine di circa venti miliardi di euro. Il 62% dei quali destinato alla mobilità e al trasporto su rotaia, poco più di 12 miliardi insomma, non “bruscolini.” Però, perché un però c’è sempre e comunque, se il Piano prevede che dall’aeroporto si arrivi lungo la dorsale est del lago di Garda fino a Lazise, il nord con la Provincia di Trento si troverebbe tagliato fuori. Sulla questione un esperto è certamente l’ex presidente dell’APT Garda Trentino Enio Meneghelli, il quale dopo aver lasciato il timone a Marco Benedetti era entrato nel Cda proprio dell’aeroporto veronese che, di fatto, porta gente sul Garda. Per Meneghelli l’optimum sarebbe il collegamento ferroviario Rovereto – Riva e una serie di collegamenti, ad esempio, tra le stazioni ferroviarie del basso lago con il Garda che portino ad imbarcarsi su battelli diretti nelle varie località del più grande lago italiano, Trentino logicamente compreso. Insomma, “giocare” su più campi per arrivare ad una soluzione che soddisfi appieno tutte le forze in gioco, dagli ospiti agli operatori turistici, dalle categorie economiche che vivono di turismo alle amministrazioni comunali che devono prendere la migliore opportunità per le proprie destinazioni. Ora in Aeroporto Catullo c’è un altro uomo di Trento, un certo Mario Malossini al quale, ne siamo certi, d’insegnare come si fa turismo non serve. Perché l’ideatore della “farfalla” Trentino, l’ex Governatore della Provincia, abile uomo politico e grande mediatore, già assessore al turismo provinciale se c’è una cosa che sa fare bene è proprio questo, parlare e (soprattutto) agire sul tema turistico.