Coronavirus: visita pasquale alle Residenze Sanitarie di Arco
Nella mattinata di Pasqua una delegazione ufficiale ha fatto visita alle strutture sanitarie di Arco a portare il segno della vicinanza della comunità. Il gruppo era composto dal parroco don Francesco Scarin, dal sindaco Alessandro Betta, dal maresciallo dei Carabinieri Mirko Sollecito (comandante della stazione di Arco) e dal comandante dei Vigili del Fuoco Stefano Bonamico. A rispondere al saluto gli ospiti e i degenti (dalle finestre delle loro stanze) e una rappresentanza del personale dirigente e sanitario (perlopiù all’entrata degli stabili).
Un giro di visite tutte rigorosamente «a distanza» per portare, nel giorno della Resurrezione e della rinascita, un saluto a tutti coloro che risiedono in case di cura, all’ospedale e nelle case di soggiorno, oltre che a tutti gli operatori sanitari, assieme a un breve momento preghiera dedicato alla Santa Pasqua e di ricordo per le tante persone che non ce l’hanno fatta, vittime di una pandemia che sta sconvolgendo tutto il mondo.
La prima visita è stata alla casa di cura Eremo, poi è stata la volta dell’ospedale, quindi la visita è proseguita all’istituto delle suore missionarie Pie Madri della Nigrizia e alla casa di cura Maria Assunta della congregazione Scalabriniana. Tappa, quindi, alla Rsa Fondazione Città di Arco, quindi la visita alla RSA Sacra Famiglia, all’ospedale San Pancrazio, alla casa di cura Villa Regina, al centro socio educativo dell’Anffas (nella nuova sede in viale delle Palme), e infine al centro residenziale di riabilitazione Villa San Pietro. Qui, fuori programma, la delegazione ha incontrato un gruppo di operatori del Gruppo Basso Sarca della Croce Rossa, che casualmente si trovavano nel cortile della loro sede.
Il parroco ha salutato tutti parlando di una Pasqua così particolare e anomala che ricorderemo per tutta la vita, una Pasqua rinchiusa nelle case e nelle strutture sanitarie per fuggire una minaccia oscura e terribile, esprimendo vicinanza ai tanti che stanno soffrendo la malattia o il lutto. «Ricordiamo chi non c’è più e chi si sente solo perché ha perso i suoi cari – ha detto don Francesco Scarin – Il Signore sia pace per loro e per tutte le persone che stanno soffrendo, per chi è ammalato e per chi deve fare tante rinunce dolorose, per chi vive nell’angoscia per la malattia o per problemi economici». Durante ogni tappa si è tenuto un momento di preghiera e di benedizione, con l’espressione da parte del parroco di riconoscenza a tutti gli operatori sanitari per il grande e difficile lavoro che stanno compiendo.