Coronavirus, qual’è la giusta fonte di informazione?

Stagista21/11/20203min
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Un anno fa nel mondo iniziano a circolare le prime voci su un nuovo virus, partito dalla Cina.
In pochi mesi l’epidemia arriva in Europa e subito in Italia, dove a marzo viene imposto il lockdown totale. Questo sino a maggio, quando la curva dei contagi sembra sia in calo.
Lentamente si comincia ad allentare la presa sulle restrizioni e le attività commerciali riaprono ai consumatori, ovviamente con le giuste precauzioni.
A giugno è possibile viaggiare da una regione all’altra, ma a metà agosto i numeri aumentano. Tra settembre e ottobre inizia la seconda ondata.
Il coronavirus è entrato nelle nostre vite quasi un anno fa e da allora, insistente, non accenna ad andarsene. Nello stesso modo sono insistenti anche i canali di informazione i quali, dalla deflagrazione della pandemia, non ci danno tregua. Gli studi televisivi pullulano (sempre mantenendo le distanze) di esperti o presunti tali, di virologi e tuttologi che ci riservano una quantità infinita di informazioni discordanti. Vengono fornite così tante versioni diverse sullo stesso argomento, che non fanno altro che confondere ulteriormente la gente, già provata dalla situazione in sé.
Il web è stracolmo di notizie sull’evolversi della situazione, ma sono davvero affidabili? Al giorno d’oggi chiunque ha la possibilità di esprimersi e, forse, potremmo incappare in parole di estremisti che riportano opinioni personali camuffate da informazioni provate e dimostrate. Questo da adito a molti dubbi nel lettore che, sconcertato, non sa come comportarsi.
Per poter scongiurare questo pericolo, bisognerebbe rivolgersi a fonti informative la cui attendibilità è certificata, come i portali di informazione dei quotidiani, o confrontare più articoli e verificarne i punti in comune, a maggior ragione se ci si rivolge al web.
Il primo lockdown è stato molto impattante, considerato che non si era mai verificato un fenomeno del genere nel mondo, ma è anche vero che le persone possono averlo vissuto meglio di altre. Questo perché c’era in noi una piccola speranza, per cui alla fine di tutto saremmo tornati alla normalità (perlomeno le prime settimane). Adesso la seconda fase della pandemia, con la suddivisione dell’Italia per zone, ha spento questo barlume che, labile, esisteva ancora: per ora il ritorno alla vita di prima è lontano.
Cerchiamo di rendere sostenibile l’attesa partendo da un’informazione più consapevole.
(Alternanza scuola-lavoro liceo “A.Maffei” – Klaudia Vreto)

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