Comunità di Valle e CAL: prove di intesa tra i sindaci, ma Ottobre attacca

La ricomposizione del mosaico istituzionale dell’Alto Garda e Ledro dopo le recenti elezioni amministrative procede a piccoli passi. Un primo tassello è stato messo al suo posto con la designazione di Gianni Morandi, sindaco di Nago-Torbole, come rappresentante dei cinque Comuni più piccoli nel CAL – il Consiglio delle Autonomie Locali – accanto ai colleghi di Riva del Garda e Arco, Alessio Zanoni e Arianna Fiorio. Un segnale di continuità, considerato che Morandi aveva già ricoperto questo ruolo in passato.
Ma il cuore del dibattito politico si concentra ora sulla nomina del nuovo presidente della Comunità di Valle e sulla composizione del futuro comitato esecutivo. È qui che emergono divisioni, tensioni e, soprattutto, visioni diverse sul significato e sul ruolo di questo ente sovracomunale in un territorio complesso e articolato.
Se da una parte c’è chi auspica una guida espressione del mondo civico, in linea con l’esito delle recenti elezioni che hanno visto prevalere liste indipendenti in cinque Comuni su sette, dall’altra si avanza l’idea di una figura più “tecnica”, capace di unire e di gestire le tante partite aperte: dalla gestione dei rifiuti al futuro dell’ospedale di Arco, passando per la polizia locale, l’urbanistica, il sociale e il problema casa, sempre più pressante nell’Alto Garda.
Proprio su quest’ultimo fronte arriva la presa di posizione più dura, quella di Mauro Ottobre, ex deputato e oggi consigliere comunale di opposizione ad Arco. Con un post infuocato sul suo profilo Facebook, Ottobre denuncia quella che definisce senza mezzi termini una “manovra di partito” per far rientrare il Partito Democratico dalla “finestra” nella gestione della Comunità, dopo che in molti Comuni – a partire da Arco – è stato escluso “dalla porta” dal voto popolare.
«Comunità di Valle: 7 Comuni dell’Alto Garda e Ledro, 5 governati dalle civiche, uno dal PD e uno simpatizzante PD. Le carte chi le dà? Il PD», scrive Ottobre, puntando il dito contro un presunto ritorno alla lottizzazione delle poltrone. E aggiunge con toni accesi: «Fan…lo il sociale, fan…lo gli alloggi pubblici vuoti mentre la gente dorme nei furgoni, fa…lo la tutela del paesaggio… l’importante è non contare nulla a Trento e continuare a fare i servi sciocchi oltre che da bancomat».
Un intervento ruvido e polemico, ma che trova sponda in un sentimento diffuso in alcune fasce della politica locale: la necessità di riformare il ruolo della Comunità, affinché torni a essere motore di sviluppo e coesione sociale, e non un luogo di compensazione per delusi e “trombati” dalle urne.
Nel frattempo, il nome di Giuliano Marocchi, sindaco di Tenno, circola con insistenza come possibile presidente della Comunità: esperienza amministrativa solida, nessun doppio incarico ingombrante, e il vantaggio di rappresentare un Comune rimasto fuori dal precedente esecutivo. Ma il rebus è tutt’altro che risolto.
I sindaci, pur con accenti diversi, sembrano condividere un punto: «Abbiamo davanti cinque anni decisivi», ha dichiarato Marocchi. Un quinquennio in cui l’Alto Garda e Ledro dovrà affrontare sfide complesse. Ma senza una sintesi politica chiara e una visione condivisa, il rischio è che a prevalere siano ancora una volta logiche di parte. E che, come teme Ottobre, la fiducia dei cittadini venga nuovamente messa alla prova.