Chiude (di nuovo) il bar del Casinò di Arco, Amsa annuncia un nuovo bando

Ancora una volta le luci del bar del Casinò Municipale di Arco si spengono troppo presto. La breve avventura di “Tutto qua Sas” di Riva del Garda, la società guidata da Pietro Addeo, è giunta al capolinea: la gestione dell’attività all’interno dello storico edificio di viale delle Palme terminerà ufficialmente il 31 maggio, ma la chiusura potrebbe arrivare anche qualche giorno prima.
Un epilogo amaro per una scommessa che, appena un anno fa, sembrava poter segnare un nuovo inizio per uno degli spazi più belli (e delicati) di Arco, simbolo di una stagione culturale e turistica che ancora vive nel ricordo della cittadinanza, ma che fatica a trovare una nuova identità.
Gestione breve, bilancio in chiaroscuro
L’iniziativa di Addeo, già noto in zona per altre attività, era stata accolta con un certo ottimismo: nuova energia, una proposta interessante, qualche serata, qualche iniziativa. Sforzi di rilancio che non hanno pagato sul breve periodo, tanto da costringere il nuovo gestore a inviare disdetta ufficiale. Nemmeno dodici mesi, e la parola “chiusura” torna a campeggiare sulle vetrine del bar del Casinò. Intanto lo stesso Addeo ha deciso di prendere in gestione il Bar Nardi, in via Segantini.
Il presidente di Amsa Spa, Tomaso Ricci, conferma che si sta già lavorando al nuovo bando, e annuncia la novità più significativa: il canone annuale verrà abbassato, passando dai 22mila euro (più Iva) attuali a circa 18mila euro, tutto incluso. Inoltre, il criterio di assegnazione cambierà: non più una valutazione qualitativa, ma una gara basata sull’offerta economica, lasciando libertà progettuale al futuro gestore.
Occasione mancata (di nuovo)
Ma è davvero solo una questione di numeri? La sensazione, più diffusa che mai, è che la questione Casinò sia più strutturale che contingente. Una location straordinaria, certo, ma anche vincolata, costosa da mantenere, poco visibile e con regole d’uso rigide. Serve più di un ribasso d’affitto per trasformarla in uno spazio vitale.
Il Casinò di Arco è un luogo che parla alla storia della città: un tempo fulcro della vita culturale e sociale, oggi rischia di trasformarsi in una vetrina vuota, animata a intermittenza. Le istituzioni parlano spesso di rilancio, ma finora nessun progetto ha davvero lasciato il segno. E non è solo una questione di bar: è l’intero edificio che merita una visione chiara, sostenibile, e soprattutto condivisa.
Nuovo bando, ma con quali prospettive?
Le intenzioni di Amsa sono chiare: rendere più appetibile la gestione del bar, allargare la platea dei potenziali interessati e alleggerire l’ingresso per nuovi imprenditori. Ma senza una strategia culturale di lungo periodo, il rischio è di continuare a cambiare gestore senza mai cambiare rotta.
Serve un progetto che vada oltre la somministrazione di caffè e aperitivi: il Casinò merita di tornare a essere un luogo di incontro, cultura, musica, eventi, con una regia seria e una collaborazione autentica tra pubblico e privato. Finché mancherà questo, ogni nuova gestione rischierà di essere solo una parentesi.
E così, mentre si attende l’ennesimo bando, la città assiste all’ennesima chiusura, con un misto di rassegnazione e nostalgia. Il Casinò aspetta il suo rilancio. Arco, la sua visione.