C’era una volta… il tuffo nel canale della Rocca












Il sette del sette alle sette (di sera) è una cosa tutta rivana. Così come l’otto dell’otto alle otto (sempre di sera) che i giovani virgulti “rivanei” tutto “stipendio da gazzosa ma velleità cha champagne” portano avanti con indubbia regolarità sin da quando, adolescenti si tuffavano nelle acque del canale della Rocca per raggiungere a nuoto la sponda opposta e la Spiaggia degli Olivi. Per starci tutto il giorno “a gratis” logicamente visto che di denari nelle loro tasche se ne trovavano ben pochi. Però la Spiaggia, luogo culto dell’estate rivana (e non solo), meta della “dolce vita” dove passare le vacanze scolastiche era la Spiaggia. Accadeva, così, che per non pagare l’ingresso ci si tuffava dalla sponda del canale in acqua reggendo in una busta di plastica fuori dall’acqua i vestiti, si nuotava un po’ a rana e un po’ a fionda e se sulla sponda opposta andava tutto bene si saliva per starsene sdraiati al sole, fare due chiacchiere ma, soprattutto, andare in cerca di giovani donzelle da portare a ballare la sera stessa. Al Rosengarten magari, dove la dolce vita di Dannunzio Rezzaghi riempiva il locale e faceva stare centinaia di persone sul marciapiede a guardare la Miss di turno che vi si celebrasse. Ebbene, questa “tradizione” ogni tanto viene rinverdita da quei ragazzini di allora, oggi cinquantenni ma anche sessantenni che l’altra sera hanno ripetuto il tuffo e la nuotata fino alla sponda opposta, sono saliti sul cornicione della Spiaggia e si sono tuffati nuovamente per tornare indietro. Allora, mezzo secolo fa circa, Gianni Bertozzi prima e Francesco Brancaccio poi svolgevano il servizio di sorveglianza in Spiaggia come bagnini e tra i loro compiti c’era anche quello impartito dal Franco Chemolli, gestore della Spiaggia che diceva loro “ocio che no vegna dentro boci dal canal senza pagar.” Il che accadeva puntualmente e quotidianamente, ma quando l’uno o l’altro scoprivano qualcuno che ci provava ecco che il Franco saltava fuori da dietro le spalle a dire al bagnino di turno “ma lassa star pori boci, lassa che i vegna dentro.” Francesco Brancaccio non è voluto mancare al tuffo rievocativo, stavolta e da qualche anno viste le sue 69 primavere dalla parte di quei “boci” che cercava inutilmente di respingere verso l’ingresso a pagamento. Sugli altri “boci” manteniamo il riserbo più assoluto, possiamo dirvi solamente che l’acqua era 21 gradi virgola otto. Ideale, no? Ah: grazie Franco Chemolli, quei “boci” sempre grati e che ti vogliono un sacco di bene.