Case di riposo dell’Alto Garda, è allarme economico
I presidenti delle case di riposo dell’Alto Garda hanno inviato una lettera ufficiale ai nuovi sindaci della zona, richiedendo un confronto urgente vista la piega che l’emergenza sanitaria sta ormai prendendo. Prospettive che preoccupano sia per quanto riguarda l’aspetto sanitario, sia per quello economico. A parlare sono i numeri, una cinquantina di posti letto in meno, e le entrate derivanti dai servizi diurni forniti dalle Rsa andranno ad incidere sui bilanci negativamente. Il presidente della Fondazione Comunità di Arco, Paolo Mattei, parla di una perdita che si aggira attorno ai 600 mila euro rispetto al 2019 e a confermare la stessa cifra è anche quello di Riva, Lucio Matteotti.
Nella lettera inviata ai sindaci i quattro presidenti esprimono preoccupazione per la situazione sanitaria in atto e al contempo fanno presente che le linee giuda della Provincia e i piani anti Covid in atto, che stanno seguendo al meglio, stanno portando una forte diminuzione dei posti letti accreditati e convenzionati, provocando un aggravamento della sostenibilità economica. Inoltre l’impossibilità di erogare servizi alla popolazione che le Apsp da sempre forniscono, abbinata ad una mancanza di progettualità della politica socio-sanitaria per gli anziani non sufficienti delle nostre comunità, rendono assai complessa, quasi impraticabile, l’organizzazione e la gestione delle strutture stesse. La perdita su tutto il territorio di 50-60 posti letto è inaccettabile, questo quanto sottolineato da Mattei, l’invecchiamento delle persone è ovviamente un processo irreversibile, che non si ferma e al quale va data una risposta adeguata in termini di servizi. Data la limitazione dei posti letto già presenti è necessario un ampliamento delle strutture, ha concluso Mattei. Si rischierebbe di dover ridurre l’assistenza agli anziani. A questo si aggiunge il problema economico. Le entrate sono drasticamente diminuite e i costi aumentano ed è impensabile una riduzione del costo del personale.