Calzà (PD) accusa la Giunta Fugatti: «Discontinuità nel servizio di nutrizione parenterale, pazienti esposti a rischi»

Redazione04/09/20254min
rete ospedaliera

 

Una terapia che per molti rappresenta l’unica possibilità di sopravvivenza, sospesa senza spiegazioni chiare. È il caso della nutrizione parenterale personalizzata, servizio che fino a pochi mesi fa era garantito anche nei territori periferici della provincia di Trento e che, dal giugno 2025, risulta interrotto. A sollevare il caso è la consigliera provinciale del Partito Democratico Michela Calzà, già vicesindaca di Dro, che ha presentato un’interrogazione alla Giunta provinciale chiedendo chiarimenti e soluzioni immediate.

Una terapia salvavita

La nutrizione parenterale consente di somministrare per via endovenosa nutrienti essenziali a chi non può alimentarsi né per bocca né tramite apparato digerente. Parliamo di pazienti fragili, spesso reduci da interventi chirurgici complessi, traumi o insufficienza intestinale, che necessitano di infusioni endovenose lunghe e delicate, della durata di 10-14 ore al giorno.

Accanto alle sacche standard fornite dal sistema sanitario, in Trentino era disponibile anche la nutrizione parenterale personalizzata: preparazioni sterili arricchite con vitamine e micronutrienti specifici per ciascun paziente, pronte per l’uso e sicure, distribuite persino nei contesti territoriali più periferici. Una garanzia fondamentale di qualità e continuità terapeutica.

 

 

La sospensione e i rischi

Dal giugno scorso, però, le sacche personalizzate non vengono più distribuite. Ai pazienti sono fornite sacche standard e preparati vitaminici separati, da additivare manualmente a domicilio. Una procedura che, secondo Calzà, aumenta i rischi di complicanze, esponendo i pazienti a possibili errori o contaminazioni:
«Si tratta di un servizio di vitale importanza – afferma la consigliera – ora inspiegabilmente sospeso. I pazienti sono costretti a improvvisare un’operazione delicata, che dovrebbe essere garantita in ambiente sterile».

Le domande alla Giunta

Con la sua interrogazione, Calzà chiede alla Giunta provinciale di chiarire le cause della sospensione. In particolare:

se il problema sia legato a un guasto del macchinario utilizzato per l’additivazione,

se siano previste riparazioni o sostituzioni e con quali tempistiche,

perché non sia stata attivata subito una collaborazione con altre aziende ospedaliere, come già avviene per altri servizi specialistici,

quanti pazienti siano coinvolti e costretti oggi a gestire l’additivazione a domicilio,

se sia stato predisposto un monitoraggio clinico per rilevare eventuali complicanze,

quali protocolli di sicurezza siano stati messi in atto in questa fase provvisoria.

Una questione di qualità di vita

Il nodo, sottolinea Calzà, non riguarda solo la continuità clinica, ma anche la qualità della vita: «Per molti pazienti cronici la nutrizione parenterale domiciliare è l’unico modo per mantenere una certa autonomia, anche lavorativa. La sospensione del servizio personalizzato compromette gravemente questa possibilità».

L’appello

La consigliera chiede che il servizio venga ripristinato con urgenza in tutto il territorio provinciale: «È necessario dare una risposta tempestiva e sicura a un problema che tocca direttamente la salute dei pazienti più fragili. La continuità di un servizio salvavita non può essere un’opzione, ma un obbligo».

Il tema ora passa sul tavolo della Giunta, chiamata a chiarire tempi e modalità di un intervento che, per i pazienti coinvolti, non può più attendere. (n.f.)