Bostrico, obiettivo ripristino dei boschi danneggiati dall’insetto

Redazione25/06/20233min
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Il ripristino delle aree danneggiate da Vaia e dal bostrico rappresenta un impegno che si protrarrà per i prossimi decenni. Le superfici forestali gravemente danneggiate raggiungono infatti quota 20 mila ettari, concentrati soprattutto nel settore orientale del Trentino, in alcuni casi compromettendo gravemente l’efficienza idrogeologica e protettiva in alcuni bacini, oltre che naturalmente le altre funzioni ambientali, paesaggistiche e produttive rivestite dal bosco. Per questo motivo, il Servizio Foreste della Provincia è fortemente impegnato nelle operazioni di ripristino forestale: di fronte a questa situazione, non ci si può infatti affidare soltanto alla rinnovazione naturale. La realizzazione di rimboschimenti su vasta scala è peraltro un’operazione estremamente complessa. Un primo aspetto è rappresentato dalla disponibilità di piantine. I vivai provinciali di San Giorgio e del Casteller, riescono attualmente a produrre ogni anno tra le 400.000 e le 500.000 piantine di diverse specie, che consentono di ripristinare circa 200 ettari l’anno. La produzione viene programmata per tempo, in quanto le piantine, prima di poter essere messe a dimora, devono restare in vivaio da 1 a 5 anni, a seconda delle specie adatte alle singole zone.

Sulla capacità di produzione dei vivai influisce la disponibilità di seme nei cosiddetti “boschi da seme”, foreste con alberi di qualità selezionata, dove avviene la raccolta. Il seme non viene prodotto con regolarità dalle piante, ma spesso passano alcuni anni tra una annata di forte produzione e quella successiva, e una volta raccolto deve passare attraverso specifici trattamenti per favorire una corretta germinazione in vivaio. Seguono i passaggi in semenzaio e in piantonaio per ottenere delle piantine di dimensioni adeguate e con chioma e apparato radicale equilibrato, adatte ad essere messe a dimora sulle aree di rimboschimento, dove nei primi anni sono spesso destinate a subire forti stress.
Il rimboschimento non si esaurisce con la messa a dimora delle piantine, ma per alcuni anni queste vanno controllate, sostituendo quelle che non hanno retto allo stress di trapianto, riducendo la concorrenza della vegetazione erbacea o arbustiva che in molti casi può annullare lo sforzo di impianto iniziale.
Alle difficoltà di approvvigionamento delle piantine, si aggiungono quelle della stagionalità degli interventi di rimboschimento, che non possono evidentemente essere realizzati durante l’inverno e che anche d’estate possono avere dei limiti, in caso di prolungate siccità come quelle avvenute nel 2022.

 

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