Arco, il centrodestra autonomista: “Siamo la vera alternativa all’immobilismo”
Il centrodestra autonomista scende ufficialmente in campo. Più unito che mai e con un obiettivo preciso. Portare un nuovo progetto politico al governo della città di Arco, “da troppi anni ostaggio dell’immobilismo di questo centrosinistra, sempre più distante dai cittadini che vivono le difficoltà quotidiane della città”. Oggi, venerdì 18 ottobre, la conferenza stampa all’interno delle sale affrescate di Palazzo Marchetti. Alla grande tavolata, erano seduti Carlo Pedergnana e Stefano Bresciani per il Patt, Matteo Tamanini (Noi Trentino – lista Fugatti), Alessandro Amistadi e Mario Caproni (Autonomisti per Arco con Caproni), Stefano Tamburini e Claudio Del Fabbro (SiAmo Arco), Elisabetta Aldrighetti (Fratelli d’Italia), Oscar Pallaoro e Cristina Luraghi (Lega Nord Trentino). Assente (per impegni di lavoro) Giorgio Leonardi di Forza Italia. Non c’è ancora il nome del candidato sindaco, “ma la rosa di candidati è piuttosto ampia e qualificata”, ha precisato Tamburini.
“Abbiamo fatto tesoro di quanto successo cinque anni fa – ha sottolineato Tamburini – siamo uniti per portare avanti un nuovo progetto. Non è un progetto chiuso, ma aperto ad altre forze politiche o altre persone che, come noi, condividono la nostra visione della città per i prossimi vent’anni. Non abbiamo pregiudizi su nessuno, non guardiamo il suo passato, ma dove vuole arrivare. Per una amministrazione nuova e capace, sia di scegliere e decidere. Chi volesse partecipare sarà il benvenuto”. Il programma è ancora in fase di definizione, ma sarà di rottura rispetto al passato, “per aprire una nuova stagione, dopo troppo immobilismo”.
“Il nostro obiettivo è quello di riavvicinare la Città al Municipio – ha detto Stefano Bresciani – ridare fiducia al cittadino nei confronti della pubblica amministrazione, rendendogli facile il confronto e il dialogo nell’esposizione dei problemi ma anche nell’accogliere istanze e consigli da parte di chi si trova fuori dagli schemi della politica. Per fare questo bisogna rivedere e riqualificare la pianta organica comunale, non sotto l’aspetto delle persone ma sotto l’aspetto motivazionale. L’idea è quella di dare alla città una squadra coesa e equilibrata. Non un uomo solo al comando, accerchiato da un gruppo di Yes-man”.
“Noi cercheremo persone da inserire nel nostro gruppo non per tappare buchi, ma che possono dare idee e si possono spendere per la propria comunità”, ha ribadito Carlo Pedergnana.
“La prossima amministrazione dovrà saper ascoltare e saper decidere – ha spiegato Matteo Tamanini – abbiamo sotto gli occhi quanto sia fermo il Comune. Arco ha una lista lunghissima di problemi da risolvere. Deve trovare una amministrazione che sappia arrivare alla conclusione delle cose, ascoltando le persone. Noi siamo la proposta concreta e alternativa a questo centrosinistra”.
“La passione rimane, il senso civico rimane, io ho sette figli e non potevo restare indifferente a questo malessere e indignazione che serpeggiano nella comunità – ha sottolineato Alessandro Amistadi – dobbiamo prendere il coraggio in mano, metterci la faccia, la nostra competenza per la nostra Città. Il senso di responsabilità ci deve muovere, anche se in passato siamo stati su banchi diversi. La politica è mettere insieme persone diverse ma con un obiettivo unico. Dobbiamo riportare al centro della politica il cittadino. Una visione diversa. Occorre ridisegnare questa città. Oggi c’è scollamento fra amministrazione e comunità. Non perdiamo di vista il disagio sociale presente nella nostra città”.
“Noi vogliamo creare un’alternativa concreta – ha detto Elisabetta Aldrighetti – noi vogliamo essere più attenti al mondo del volontariato, delle associazioni e degli anziani, realtà che soffre per la mancanza di personale qualificato e di strutture. Più vicini anche al mondo della disabilità, pensiamo all’ultimo G7 di Assisi: è arrivato il momento di rendere la città di Arco accessibile alle persone con scarsa mobilità. Creando anche situazioni più inclusive per i giovani, per l’accesso al mondo del lavoro. Manca una rete di sostegno per creare un futuro autonomo di queste persone”.
“I cittadini di Arco devono essere ascoltati – ha ribadito Dario Pallaoro – siamo di fronte a una vera emergenza abitativa. Esempio lampante. Questa amministrazione non ha fatto nulla, ma ha trovato le risorse, quasi 4 milioni di euro, per acquistare un quadro. Devono essere fatte programmazioni. Basate sull’ascolto, sull’amore per l’amministrare e la propria città. Senza questi capisaldi non si va da nessuna parte”. Tanti punti dolenti: il verde, i grandi volumi, il decoro della città. “Manca una visione chiara delle istanze della città. Ora ci vuole più trasparenza, più dialogo con gli altri comuni limitrofi, ma soprattutto con Trento e la Provincia”.
“Troppe decisioni calate dall’alto, manca il dialogo con il cittadino che contribuisce al bilancio della città e non viene mai ascoltato – ha spiegato Cristina Luraghi – il cittadino ha bisogno di attenzioni, senza condizioni. Si può fare solo se si conoscono i problemi della città. Oggi mancano anche servizi di prima necessità”.
Ragionamento di rottura per Mario Caproni, ex vicesindaco e assessore al bilancio di Riva, con la giunta Mosaner, che torna a far politica nella sua Arco. “Come nelle aziende private, anche per il politico devono essere fissati degli obiettivi e su quelli basare il suo emolumento – ha detto – c’è una percezione di distacco fra residenti e turisti. Si parla di overturismo, di cose negative, ma non si vedono i benefici che porta il turista. Vogliamo far ricadere i benefici del turismo sui residenti. E come? Introitiamo nel bilancio comunale la tassa di soggiorno, come fanno nei comuni di Limone e Malcesine. Ad esempio, per agevolare il parcheggio per i residenti o per far pagare di meno l’ingresso della piscina comunale”.
In conclusione, la parola a Claudio Del Fabbro: “In vent’anni di politica, mi sono accorto che negli ultimi dieci questa amministrazione ha fatto solo ordinaria amministrazione, ma negli ultimi cinque nemmeno quella. Basta guardare il verde. Oppure quella “taconada” della passerella. Io mi sono battuto per anni per rendere più accogliente la porta della città di Arco, il nostro biglietto da visita. Orribile. Come il Parco Arciducale. Noi siamo qui, con il cuore in mano, perché Arco deve essere amministrata in modo completamente differente dagli ultimi vent’anni. Voi ricordate qualche progetto di cui vantarsi? Io non ne ricordo alcuno. Non so voi”.