Arco: addio all’infaticabile Bruno Amistadi

Nicola Filippi27/04/20246min
BRUNO AMISTADI_DSC3877
BRUNO AMISTADI ARCO_4FG4659
_DSC4035 BRUNO AMISTADI MASSIMO TRATTORE ARCO



 

La città di Arco dice addio a Bruno Amistadi, per tutti “Brunetto”, imprenditore agricolo di via Frumento, morto all’età di 99 anni, dopo una vita trascorsa nei campi insieme all’inseparabile moglie Carmen, con la quale ha creato una famiglia numerosa, composta da ben otto figli: Giancarlo, Paolo, Armando, Alessandro, Stefano, Massimo “Max”, Laura e Roberto. A loro volta, i figli hanno donato a Bruno e Carmen 24 nipoti e una nidiata di pronipoti.

Bruno Amistadi era un volto notissimo per Arco. Rappresenta quella parte di storia della città fatta di sudore nei campi e tanti, tantissimi sacrifici per crescere la famiglia, con uno spirito innovatore e imprenditoriale nel sangue. Nato il 31 gennaio 1925 in una casa al Bruttagosto, all’interno della tenuta della Provvidenza, quella che oggi si chiama Fondazione Comunità di Arco, Bruno è prima semplice mezzadro, poi acquista il suo primo terreno e diventa colono per crescere ancora come coltivatore diretto. I suoi primi appezzamenti sono coltivati a frumento e mais, con una piccola parte a vigneto, poi decide di investire sul tabacco, come tante altre famiglie archesi. Ma una grave malattia decima tutta la produzione e allora il buon Bruno torna sui suoi passi e si indirizza alla coltivazione di frutti, meli, pesche, prugne e ancora viti. Nel vocabolario di Bruno però mancava una parola: “pensione”. Era stata cancellata, perché la campagna era la sua vita, la sua passione. Insieme alla “sua” Carmen ha continuato a lavorare fino a 86 anni, tanto da ricevere nel 2005 l’onorificenza di Cavaliere della Repubblica. “Sempre sorridente”, lo ricordano gli amici.

Al nome di Bruno Amistadi è legato l’arrivo del primo trattore dell’Alto Garda, una modernità assoluta negli anni ’50. Lo acquista a 24 anni, di seconda mano, per 1 milione e 800 mila lire, insieme a Marcello Togni. D’altronde, i campi da arare erano parecchi e serviva un mezzo meccanico per velocizzare i tempi e fare meno fatica. “Da quel giorno, mio padre ne ha acquistati altri 12, comprati e distrutti dal lavoro in campagna”, racconta il figlio Max, presidente della società calcistica Baone. Lo stesso Max, nel luglio 2021, gli ha fatto un regalo incredibile (leggi l’articolo) permettendogli di guidare all’interno del bicigrill “Bike Farm” di Linfano (di proprietà proprio del figlio Massimo e di sua moglie Stefania) uno “Stayr 180”, di produzione austriaca, tale e quale a quello che aveva acquistato 72 anni prima.
Il nome di Bruno è legato anche alla costruzione della prima “pesa” comunale, nel parcheggio della sua abitazione, in via Frumento. “Mio padre non era mai fermo – racconta il figlio – se dovessi raccontare cosa ha fatto nella sua vita avrei bisogno di una giornata intera. Ho un bellissimo ricordo, in particolare della sua grande forza e della sua positività. E soprattutto era contento della fortuna delle altre persone. Mio padre non è mai stato invidioso, non l’ho mai sentito parlarne male degli altri. Mai. Apprezzava invece chi faceva e aveva fortuna. Una dote rara ai tempi d’oggi”.
Ad un passo dal secolo di vita, Bruno Amistadi era ancora lucido e presente. “Giovedì abbiamo pranzato insieme, non si tirava mai indietro a tavola – racconta ancora Max – poi la sera non è stato bene e lo abbiamo portato in ospedale, dove purtroppo non si è più ripreso”.
La musica e il ballo erano la sua grande passione, “Alle feste era sempre l’ultimo ad andare via, insieme ai musicisti”. Quando non era nei campi a lavorare, Bruno leggeva: “Quotidiani, soprattutto – racconta ancora Max – voleva esser informato su ogni evento che succedeva nella sua Arco ma anche nel resto d’Italia. E non si perdeva mai i telegiornali. Era un curioso, per natura”.
“Da piccolo posso dire che non ho molti ricordi di mio padre a casa, non c’era mai, era sempre al lavoro, si alzava prima di noi che andavamo a scuola e tornava a casa quando noi eravamo a letto – racconta ancora Max – La domenica, però, era completamente dedicata alla famiglia”. Prima a Messa, elegante, con giacca e cravatta, scarpe tirate a lucido, poi a casa, a pranzo con tutti i figli attorno al tavolo.

Un altro ricordo indelebile di Bruno Amistadi è legato al Gran Carnevale di Arco. Con il suo fedele trattore, tirava uno dei grandi carri allegorici: “Non mi ricordo se era quello del presidente Albino Marchi o di Bepi Filippi, ma era sempre fra i primi trattoristi sul percorso. Gli piaceva un sacco quella manifestazione”.
Nel 1975 Bruno Amistadi, tesserato nella Democrazia Cristiana, era stato eletto ed era entrato in Consiglio comunale, durante la prima legislatura del sindaco Selenio Ioppi: “Era seduto nei banchi della maggioranza – ricorda Selenio Ioppi – era consigliere comunale e si interessava molto alle problematiche legate al mondo dell’agricoltura”.
Il funerale di Bruno Amistadi si celebrerà lunedì 29 aprile, dalle 17, in Collegiata ad Arco.

La Busa Vorremmo mostrarti le notifiche per restare aggiornato sulle ultime notizie.
Rifiuta
Consenti notifiche