APT Garda Trentino: “Giù le mani dalla carne salada!”

Claudio Chiarani24/01/20223min
Carne salada del Trentino

 

Il provvedimento di concedere alla carne salada il marchio la “Igp”, ossia “Indicazione geografica protetta”, se approvato sarà utile solamente se teso alla sua valorizzazione quale prodotto originale e, cosa non trascurabile, all’indicazione della sua zona di produzione, ossia il Garda trentino. Lo dice l’azienda di Promozione turistica “Garda Dolomiti” per bocca del suo attuale presidente Silvio Rigatti e del suo consigliere, ex presidente Marco Benedetti. Il caratteristico sistema di conservazione della carne inventato nell’Alto Garda, il quale si avvale già del marchio De.Co. (Denominazione Comunale) è in pericolo. Per la sua preparazione si devono utilizzare carni magre di manzo di prima scelta, messe in salamoia con sale, alloro, pepe nero, bacche di ginepro, spicchi d’aglio e rosmarino, secondo ricette tradizionali tramandate di padre in figlio. Servita cruda tagliata finissima con scaglie di grana, rucola e olio del Garda Dop, o cotta con contorno di fagioli caldi, la carne salada è un piatto tipico della zona dell’Alto Garda e come tale deve restare.
Tutto parte dal Consorzio Trentino Salumi il quale, con l’avvallo della Provincia, ha avanzato la richiesta del marchio Igp che ha un senso solamente se porta alla valorizzazione del prodotto artigianale. Altrimenti, affermano dall’Apt in coro Rigatti e Benedetti, ne sarà snaturata la sua originalità. Il marchio Igp, infatti, deve tener conto dell’area di produzione, delle modalità di come viene preparata la carne salada, gli ingredienti, il mix necessario che a Bruxelles, dove sul tavolo delle politiche agrarie sarà valutata la richiesta di assegnare il marchio Igp, di carne salada ne sanno ben poco o nulla.
Salvaguardare senza snaturare, insomma, è la “mission” della nuova Apt che ne ha preso le difese anche a nome dei molti artigiani e ristoratori che la producono. Se vengono a gustarla dalle regioni limitrofe, la carne salada è un prodotto che va difeso nella sua interezza. va bene allargare il territorio provinciale di produzione, ma non in zone dove non sanno sanno cosa sia la carne salada.
Se poi venisse decisa la vendita solo in confezioni sottovuoto, afferma Marco Benedetti, si taglierebbero fuori la ristorazione e la macelleria. Vincoli che per altri prodotti Igp non sono contemplati.
La Provincia per ora tace, ma siamo solo alle battute iniziali di uno “scontro” che prima o poi dovrà decidere sul pregiato piatto tipico.

 

 

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