A rischio chiusura la coop Valli del Sarca di Pietramurata
Scossone nel mondo del lavoro altogardesano. Lo stabilimento della Cooperativa ortofrutticola “Valli del Sarca” di Pietramurata, nell’ambito di un progetto di riorganizzazione e razionalizzazione, potrebbe essere sacrificato, costringendo i 45 dipendenti (per la gran parte personale femminile, addetto alla cernita delle mele) a una scelta obbligata.
A puntare ancora l’attenzione sulle sorti di dipendenti e dello stabilimento di Pietramurata – che oggi fa parte del mega gruppo “La Trentina” – sono i consiglieri provinciali del Pd, Michela Calzà e Alessio Manica (capogruppo Pd provinciale), che hanno inviato una interrogazione per chiedere alla giunta Fugatti se è al corrente dello stato di salute e del futuro dello stabilimento che oggi lavora il prodotto biologico di Melinda e che dopo l’estate potrebbe essere spostato in val di Non.
“Preoccupa il destino delle dipendenti attualmente operative presso lo stabilimento di Pietramurata e il loro ricollocamento – spiega la consigliera Calzà – tenuto conto anche dell’accordo siglato nell’aprile 2023 tra la Società Frutticoltori Trento Società Cooperativa Agricola (SFT), APOT, Melinda e La Trentina, visto il quadro non proprio roseo uscito dall’assemblea dei soci della SFT – illustra ancora – prima della fusione con La Trentina, la SFT dovrà ripianare la grave situazione bancaria segnata da un debito di 10 milioni e il sistema cooperativo dovrà garantire il ricollocamento di parte dei 132 occupati. Le eventuali proposte di ricollocazione lavorativa devono garantire la conciliazione familiare e una adeguata capacità salariale necessaria per coprire le spese di trasferta”.
“La questione più delicata – ribadisce Calzà a “La Busa” – riguarda proprio i lavoratori, in seconda battuta lo stabilimento. Sono da mesi che c’è la volontà di chiudere lo stabilimento di Pietramurata e la nostra zona industriale non è in grado di assorbire un numero così alto di manodopera femminile. La nostra zona, anche guardando a nord verso Sarche, è vocata soprattutto all’agricoltura e non ci sono aziende così grandi che potrebbero assumerle”. Non sono tutte residenti in zona, ma trenta sono le “famose” stagionali storiche. I sindacati però si stanno muovendo per trovare una quadra alla chiusura dello stabilimento. Lo conferma alla stampa Elisa Cattani della Flai Cgil, la quale ha ribadito che l’azienda ha dato ampie garanzie occupazionali per tutte e tutti i lavoratori, anche per il personale storico. Grande attenzione anche al tema degli spostamenti verso la nuova sede di lavoro, che potrebbe essere Caldonazzo o SFT, garantendo la massima conciliazione vita-lavoro, oltre al pagamento delle trasferte.