A “Il Moro della cima” di Paolo Malaguti il Premio Mario Rigoni Stern
È Paolo Malaguti con “Il Moro della cima” edito da Einaudi ad aggiudicarsi la XII edizione del Premio Mario Rigoni Stern per la letteratura multilingue delle Alpi.
La giuria ha comunicato la propria decisione nella serata di venerdì 2 settembre durante la cerimonia di premiazione al Palazzo dei Congressi di Riva del Garda.
Malaguti ha avuto la meglio sugli altri autori in lizza per la vittoria: Carlo Barbante con “Scritto nel ghiaccio. Viaggio nel clima che cambia” (Ed. Il Mulino), Adeline Loyau con “Les tribulations d’une scientifique en montagne” (Ed. Glenat) e Annalina Molteni con “L’ombra dei Walser” (Ed. Monterosa).
Sempre durante la cerimonia è stato conferito anche il Premio Guardiano dell’Arca – Osvaldo Dongilli, quest’anno attribuito alle Api, insetto insostituibile per la conservazione della biodiversità, il cui numero negli ultimi anni sta conoscendo un forte calo. A ritirare il premio è stato l’entomologo e apicoltore Paolo Fontana, presidente della World Biodiversity Association.
La giuria composta da Sara Luchetta, Giuseppe Mendicino, Luca Mercalli, Annibale Salsa e Niccolò Scaffai ha così motivato le scelte del Premio Stern 2022.
Per quanto riguarda l’opera vincitrice la motivazione della giuria è stata la seguente: “Con “Il Moro della Cima” Paolo Malaguti raccoglie storie e voci del passato per restituirle con scrittura attenta e viva attraverso la figura del Moro Frun, personaggio tridimensionale innamorato della montagna, che ci ricorda il Tönle Bintarn di Mario Rigoni Stern, con le sue andate e ritorni, il suo amore per la terra madre e il dolore per ogni confine e inutile conflitto. Quello che si anima sulla pagina è un racconto ricco di rimandi e ricordi che parlano forte e chiaro. Parlano dei cambiamenti della montagna veneta, lavorata, trasformata e a volte sfigurata dalla mano umana; parlano di una guerra di cui leggiamo ancora le tracce nel paesaggio e che ci ricorda l’ingiustizia di tutte le guerre, quelle di ieri e quelle dei nostri giorni. Parlano di una civiltà contadina scomparsa, che affiora tra le righe con parole, oggetti, miserie, modi di dire e di pensare.
Questo libro di Paolo Malaguti fa immaginare che sia ancora vivo e forte quel sentimento di chiarezza di idee e di scrittura, di etica civile e cura della memoria, di antiretorica, che percorre le pagine della migliore letteratura veneta: Mario Rigoni Stern, Luigi Meneghello, Andrea Zanzotto, Tina Merlin e tanti altri e altre. Il Moro e il suo autore discendono da lì, da quella passione di “virtute e canoscenza”. L’opposto di quel progresso scorsoio che stringe sempre più le pianure e le montagne del Veneto, che piega le coscienze degli intellettuali cortigiani, che tradisce la memoria di ciò che è stato. Questo libro fa sperare che un mondo più serio e civile sia ancora possibile”.