Terreni agricoli, ecco il progetto di rilancio
Si chiama “Giovani: coltiviamo il futuro?” il progetto che l’Associazione nazionale dei comuni ha studiato per il rilancio dei territori abbandonati e delle professionalità giovanili. «Il Comune di Arco – ha dichiarato al riguardo l’assessore Gabriele Andreasi – ha aderito al bando come logica conseguenza dell’enorme mole di lavoro prodotta nel corso dell’iniziativa ideata dal Comune “Una comunità resiliente per un territorio accogliente”, una giornata di tavoli di lavoro dedicata agli under 40 per raccogliere idee e disegnare un progetto di futuro sostenibile per l’alto Garda». Il progetto che l’amministrazione comunale arcense intende perseguire attraverso il bando dell’Anci si svilupperà su due binari distinti: da una parte il censimento delle aree e degli edifici dismessi sul territorio, in particolare nelle zone montane e pedemontane, dall’altra il coinvolgimento, la formazione ed il supporto a giovani che dimostrino interesse ad avviare un’attività economica legata alla coltivazione dei terreni recuperati e alla gestione di strutture abbandonate oggetto di ripristino. «Si tratta di una risposta concreta – ha aggiunto il sindaco Alessandro Betta – a tutti coloro che nelle scorse settimane chiedevano un maggiore impegno per la salvaguardia dei terreni agricoli dismessi sparsi sul territorio». Inizialmente si procederà con una mappatura specifica delle aree interessate, facendo in modo che i giovani che avranno aderito all’iniziativa verifichino le condizioni dei fondi e la loro situazione catastale, concentrandosi in particolar modo, almeno nella prima parte del lavoro, su malghe e case rurali. Perché i protagonisti del progetto possano operare in modo adeguato, Casa Mia e Fondazione Mach, gli stessi partner che avevano accompagnato il Comune nella realizzazione dell’evento sulla comunità resiliente del novembre scorso, si occuperanno del loro processo formativo, utilizzando soprattutto gli spazi del Cantiere 26: «L’idea – ha precisato l’assessore Andreasi – è quella di coinvolgere giovani in possesso di differenti abilità e competenze professionali, in modo che l’indagine complessiva possa risultare davvero esaustiva. Se i risultati saranno incoraggianti, potremo ampliare il raggio d’azione e dedicarci in un secondo momento alla revisione degli usi civici dell’olivaia, un patrimonio di tutti che finalmente potrebbe essere sistemato come si deve».