Didattica a distanza, gli studenti del liceo “Maffei” sotto stress
Ormai noi giovani abbiamo capito che la prima cosa sacrificabile per abbassare la curva dei contagi da coronavirus è la Scuola: per questo io e tanti altri ragazzi ci siamo rassegnati all’idea che non possiamo tornare tra i banchi del nostro Liceo “Maffei” prima dell’anno nuovo e abbiamo fatto riserva di tutta la buona pazienza che ci occorrerà per affrontare questa situazione a dir poco stressante. Non è facile la didattica a distanza, né per gli studenti né per i professori, ma nonostante ciò tutti si stanno impegnando nella buona riuscita di questa attività alternativa, mirata al proseguimento del programma scolastico che purtroppo quest’anno ha risentito dell’espandersi del Covid. Questo periodo storico ha sicuramente segnato profondamente i giovani, che nonostante l’età cercano di affrontare nel migliore dei modi ciò che li circonda e si responsabilizzano per il bene comune.
Ho chiesto ad alcuni compagni di classe come stanno vivendo questo periodo di didattica a distanza forzata rispetto al blocco primaverile.
“Il primo lockdown è stato difficile da superare – dice Klaudia – non avevo mai vissuto un’esperienza del genere e i momenti di sconforto erano davvero molti. Nonostante questo resistevo con la convinzione che al suo termine sarebbe tutto tornato com’era prima, ma ciò non è successo e concluderemo l’anno davanti ad uno schermo. Alla fine dell’estate non aspettavo altro che il rientro a scuola per tornare alla tanto amata normalità. Quando tutto sembrava essere sotto controllo, ad inizio novembre la pandemia è tornata ad influire brutalmente sulla nostra routine, costringendoci a restare a casa. Tornare in didattica a distanza adesso mi ha provata ancora di più, è stato come vedere la vanificazione degli sforzi fatti nei mesi scorsi”.
Abbiamo chiesto ad un altro compagno, Attilio, come si svolge la giornata di lezione.
“In media facciamo 3-4 ore al giorno di lezione in sincrono, collegandoci su Google meet, mentre le ore restanti le recuperiamo con l’asincrono, ossia un’attività alternativa dove i professori caricano su varie piattaforme (come Classroom) documenti con esercizi che dobbiamo svolgere in un tempo prestabilito. A fine mattinata mi sento molto stanco, anche perché passiamo molte ore davanti al computer e, stranamente, più affamato. Probabilmente stare a casa fa questo effetto”.
Alla domanda su come influisce questa situazione sulla vita sociale risponde Sofia.
“Questa situazione – dice – fortunatamente non ha influito in modo eccessivamente negativo sulla mia vita sociale. Ogni giorno sento i miei amici tramite videochiamate o messaggi e, nonostante non sia la stessa cosa che vederli dal vivo, comunque riesco a sapere come stanno passando questo periodo, ma soprattutto confrontarmi, capire se anche loro vivono delle giornate “no”. D’altra parte, ricucire il tempo per incontrarli nel pomeriggio è molto difficile. Ammetto che mi manca proprio la voglia di uscire, di cambiarmi abito e mettere la mascherina: è come se avessi un blocco che mi impedisce di varcare il portone di casa. I bar chiudono alle ore 18 e alle 22 c’è il coprifuoco, quindi provo anche una sorta di impedimento nell’uscire tenendo conto di questi orari. Se poi ci aggiungi gli impegni scolastici, di tempo ne ho ben poco. In conclusione è come se io, personalmente, fossi tornata in lockdown: resto a casa non solo per un fatto di responsabilità, ovviamente la paura di contrarre il virus ce l’ho pure io, ma anche perché in fin dei conti mi sono chiusa in me stessa, probabilmente per non recepire la realtà dei fatti e farmi sopprimere dalla tristezza”.
Chiara, ti aspettavi il prolungamento della DAD fino a gennaio e lo ritenevi necessario?
“Giorno dopo giorno io, i miei compagni e anche i professori ci siamo preparati psicologicamente alla notizia che il 4 dicembre non saremmo tornati a scuola. È un rammarico, perché comunque a nessuno piace la DAD, ma è necessario rimanere lucidi e non correre rischi troppo grandi. È meglio rimanere a casa un mese in più adesso piuttosto che peggiorare la situazione e ritrovarsi in quarantena in un futuro non troppo lontano”.
Per ultima sentiamo Martina: come ti risulta lo studio? Hai tempo a sufficienza?
“Sinceramente mi sento molto demotivata, cerco come sempre di dare il meglio ma, in una situazione come questa, è molto difficile. Stare a casa sicuramente non aiuta né noi, che in questo modo ci impigriamo, né i professori, che proprio in questo periodo di fine quadrimestre hanno un bisogno eccessivo di voti e ci stanno mettendo, loro malgrado, parecchio sotto pressione. Per quanto riguarda il tempo, posso dire di tutto, tranne che ne ho di più. I compiti sono lievemente aumentati e farli al computer richiede appunto qualche ora in più. A volte non riesco nemmeno a leggere un libro la sera, tanto che sono esausta”.
(Alternanza scuola-lavoro Liceo “A.Maffei”- Alessia De Masi)