Finanziaria: stime per 4.408 milioni di entrate. Tre fondi per mobilitare investimenti qualificati
Nel 2021 le stime delle entrate per la Provincia Autonoma di Trento ammontano a 4.408,8 milioni di euro (erano 4.913 nel 2020), al netto dell’avanzo di amministrazione, quantificato ad oggi in 100 milioni di euro. Il calo del pil è previsto nell’ordine del 10% circa, con l’ovvio impatto che questo genera sul prelievo fiscale e quindi sulle risorse a disposizione del Trentino per gestire tutte le competenze riconosciutegli dall’Autonomia ed inoltre per far fronte all’emergenza Covid-19. È in corso una trattativa con lo Stato sia per il riconoscimento di un ristorno qualora le previsioni nazionali sull’andamento del pil – più positive rispetto a quelle provinciali – non fossero confermate, sia per alcune partite fiscali arretrate, che il Trentino ha in comune con l’Alto Adige, per circa 450 milioni di euro. Ma la Provincia punta anche ad attivare canali di finanziamento diversi, coinvolgendo investitori qualificati: l’ipotesi è creare tre fondi, un Fondo di crescita (rivolto alle imprese), un Fondo immobiliare (per interventi di riqualificazione urbana e edilizia sociale), e un Fondo alberghi (per sostenere investimenti sul versante della qualità), in modo tale da mobilitare risorse private, dentro e fuori il Trentino, per almeno 200 milioni di euro. A ciò si aggiungono le opportunità che verranno generate dal Recovery Fund, dai fondi europei e così via. Queste alcune delle cifre – e delle proposte – emerse oggi nell’ambito del confronto fra la Giunta provinciale, con il presidente Maurizio Fugatti e l’assessore allo Sviluppo economico e lavoro Achille Spinelli, le categorie economiche e successivamente i sindacati Cgil, Cisl, e Uil, per l’esame della proposta di manovra di Bilancio 2021-2023. Una manovra che risente, come ovvio, della crisi generata dalla pandemia, il che rende difficile impostare azioni di lungo respiro, ma che al tempo stesso, proprio a causa della situazione contingente, spinge anche a guardare oltre l’emergenza, sia per una stima più realistica delle risorse su cui si potrà far conto, sia per mettere in campo misure e strumenti che consentano di avviare una fase di ripresa.
Le previsioni del 2021, oltre a non conteggiare l’avanzo di amministrazione, scontano l’incertezza delle previsioni economiche: il Trentino è stato collocato dal dpcm di ieri in “zona gialla”, il che lo sgrava delle limitazioni più pesanti a cui sono sottoposte altre regioni. Ma la situazione del Covid cambia continuamente. Ciò che è possibile fare è, invece, elaborare delle proiezioni di medio-lungo periodo, sulla base degli elementi certi a disposizione, guardando anche ai saldi e ai gettiti arretrati. Nei prossimi 4 anni il Trentino potrà contare su 400 milioni in meno di gettiti arretrati (-90 milioni nel passaggio dal 2020 al 2021). A fronte di ciò si continueranno ad esercitare tutte le competenze riconosciute in base all’Autonomia: scuola, sanità, aiuti alle imprese, welfare, lavori pubblici e così via. In parte sarà possibile farlo migliorando ed efficentando il sistema pubblico e generando nuovi risparmi. Ma sarà necessario anche guardare ad altre fonti e negoziare un ulteriore ricorso all’indebitamento.
Gli obiettivi generali della manovra 2021-2023, come sintetizzati da Fugatti e Spinelli, anche commentando un documento presentato alla Giunta dal Coordinamento imprenditori, riguardano gli incentivi alle imprese, le politiche in favore delle famiglie e dei lavoratori, il finanziamento degli enti locali.
Naturalmente però gli obblighi più forti riguardano la necessità di contrastare il Coronavirus: il Trentino garantirà al settore sanitario un investimento ulteriore di 70/100 milioni di euro, conformemente alle necessità che si manifesteranno.
In agenda l’attualizzazione dell’assegno unico, per coloro che hanno perso il lavoro e hanno visto diminuita la propria capacità reddituale. La misura sarà in vigore anche nei primi 6 mesi del 2021. Confermato anche il turn-over del personale del settore pubblico.