Ale Tovazzi, il ricordo poetico dell’amico Calvanelli
Nei giorni scorsi è scomparso Alessandro Tovazzi di Arco, dipendente della ditta DANA.
Un tragico incidente di volo che h visto il paracadutista scontrarsi con l’aereo dal quale si era lanciato poco prima, provocandone a sua volta la rottura dell’ala e la caduta che ha portato alla morte anche del pilota. Tovazzi, 41 anni, indossava una tuta alare e la sua direzione ha seguito una tragica ed involontaria traiettoria: quella dell’impatto in volo del paracadutista che ha staccato l’ala del Pilatus Porter facendolo precipitare l’aereo e la morte istantanea di Tovazzi per la collisione.
Una dinamica che è stato possibile ricostruire dai dati rilevati sul GPS del velivolo che ha registrato l’impatto a 1.800 metri di quota, ben al di sotto dei 4.500 del momento del lancio del paracadutista.
Una tragica fatalità che ha portato via l’arcense alla sua famiglia e alla comunità dove era molto conosciuto ed apprezzato, destando profonda commozione in tutto l’Alto Garda.
Dino Calvanelli, suo compagno di lavoro, lo vuole ricordare con una bella e struggente poesia dialettale. Il poeta non è nuovo a questo tipo di composizioni, non a caso ha già dato alle stampe tre libri.
Ale
Gh’è ancora
tuta la tó roba lì cossì
come te l’hai lassada ti
vèndro passà.
El tó giubet e na telara bianca,
tacadi su quel tacapani ciar
fat tut de fer.
Gh’è ancora tute le tó foto
‘n bela mostra,
par quasi che le varda
zó dai muri,
a contarme
de quel che ti té eri per dassém;
le tó passióm.
Sul taolìm
quel foglio bianch scarabocià
‘l me ciapa ‘l cor.
E ogni matina
quan che a bonora
arivo a laoràr,
nó podo far a men
de butàr l’ocio
al de là dela strameza.
Ancor
té vedo vignìr dénter
da la porta,
col soriset che spunta
da la tó barba ‘n poch
spruzzàa de bianch.
Ancor
té sento bàter piam
coi dedi sora ‘l vedro,
come de spess te févi
per ciamarme a béver en cafè.
“Zerto
che vegno a béver el cafè,
Amico mio,
zerto che vegno!”.