Coronavirus: “Situazione stabile al Sacro Cuore di Arco”
Ha destato apprensione l’ultimo focolaio da Covid-19 a Bolognano di Arco esploso poco prima di Pasqua alla RSA “Sacro Cuore”, scoperto a seguito del decesso di un ospite novantenne. Abbiamo sentito il direttore del gruppo Spes Italo Manfredini, che si occupa della parte della struttura arcense convenzionata con l’Azienda Sanitaria. La RSA dei Padri Dheoniani del Sacro Cuore conta una cinquantina di ospiti di cui 20 sono religiosi e gli altri laici.
“Abbiamo saputo della positività poco prima di Pasqua – dice il Direttore – ed immediatamente sono stati eseguiti i tamponi a tutti i dipendenti, 30 persone, e agli ospiti della struttura. I risultati non sono ancora arrivati tutti, ad oggi sono positivi 22 residenti e 7 dipendenti.
Ora la casa di riposo è compartimentata e la situazione sanitaria è stabile. Fortunatamente il tampone ha avuto esito negativo su tutta la linea di governo: la direttrice, dottoressa Barbara Ruffo, il coordinatore dei servizi infermieristici ed anche il medico che quindi sono operativi e particolarmente attenti alle esigenze delle persone e pronti ad intervenire in caso di emergenze secondo il protocollo medico”.
Cosa dice delle voci insistenti che gli ospiti della struttura, certi di non avere contagi, avevano una vita sociale particolarmente libera?
“Noi siamo in quella struttura che per il 90% è privata e religiosa – prosegue il dottor Manfredini – e gestiamo solo una piccola parte di essa accreditata con l’Azienda Sanitaria e al controllo degli otto ospiti convenzionati. Dall’inizio delle restrizioni legate al coronavirus l’Azienda Sanitaria ha dato obbligo di utilizzare le mascherine chirurgiche e così è stato fatto. Evidentemente, essendo quella struttura presente anche una comunità religiosa del tutto autonoma, è possibile che qualche religioso lì residente non abbia rispettato le direttive, ma lo dubito. I dipendenti sono sempre stati obbligati all’uso dei sistemi di protezione individuale, sono delle bravissime persone, dei professionisti corretti e degli operatori sociosanitari che sanno esattamente cosa stanno facendo”.
La RSA del Sacro Cuore di Arco è l’ultima struttura della Busa, in questa tristissima classifica, ad essere contaminata.
“Purtroppo – conclude il responsabile della Spes – nella zona i casi di positivi sono elevati e, secondo me, non c’è famiglia che non abbia in qualche modo un contatto con un positivo e quindi eravamo in qualche modo pronti all’emergenza. Ai nostri dipendenti viene sempre misurata la febbre e vengono adottate tutte le misure di prevenzione, ma in una zona dove l’epidemia è diffusissima diventa complicato prevenire completamente il contagio. Il personale sta facendo degli sforzi encomiabili e non riusciamo a capire come possa essere stato possibile l’ingresso del virus. Adesso, da parte nostra, si tratta di lavorare al meglio – conclude – per dare assistenza a tutti gli ammalati che per il momento non dimostrano stati di febbre, compresi i religiosi che non sarebbero di nostra competenza sanitaria ma che necessitano anche delle nostre attenzioni”.