Coronavirus: da Chico Forti l’encomio agli eroi degli ospedali

Fabio Galas23/03/20205min
chico forti le iene

Anche il nostro connazionale Chico Forti, in carcere da vent’anni a Miami in attesa della possibile risoluzione del suo caso, si tiene costantemente aggiornato sulla pandemia da coronavirus che ha colpito anche l’Italia e il Trentino. Ci ha inviato un messaggio indirizzato a tutto coloro che operano per contenere la malattia e mettono a rischio la propria vita per salvare vite umane negli ospedali.
“Questo è un mio inno, che ritengo doveroso, lo dedico ai medici, infermieri che lavorano negli ospedali, pronto soccorso, ambulanze, agli addetti alle pulizie e volontari che rischiano la vita per combattere questa inesorabile epidemia.
Voglio parlarvi di una persona che non posso nominare, che meriterebbe la medaglia al valore o almeno un riconoscimento dal nostro presidente Mattarella. Una persona che ogni giorno mette a repentaglio la sua vita per salvare quella di migliaia d’italiani. Questo mio eroe è medico in un ospedale sovraffollato di una città ad alto rischio.
Della sua storia, che lui non avrebbe mai raccontato, ne sono venuto a conoscenza grazie alla figlia che da qualche mese, oltre a dare pieno supporto al padre, ha anche trovato il tempo per divenire una mia accanita sostenitrice. Mi ha confidato questo travaglio quotidiano con un misto d’amore e preoccupazione che solo una figlia sa dedicare ad un padre. Al suo ospedale, come tanti altri dedicati, dalla dozzina iniziale adesso i dottori si possono contare usando solo una mano. Parte degli operatori sanitari ora sono in rianimazione. Un lavoro che spaventa chiunque.
Anche il più coraggioso ha paura di un nemico invisibile. Eppure ogni giorno questo eroe lascia la sicurezza della sua casa per andare all’ospedale di una delle città più colpite, a curare casi sempre più gravi, perché le complicazioni di questo virus maledetto hanno bisogno di un suo intervento. Ogni giorno cresce il numero dei pazienti, ogni giorno con un incremento esponenziale cresce il rischio di contagio.
Per lui, per i suoi assistenti, e per chi con lui riordina sale e camerate. In rappresentanza d’ogni medico, infermiere, conducente d’ambulanza, volontario, o anche semplice addetto alle pulizie. Tutti in trincea per una lotta impari contro un nemico implacabile ed invisibile, un nemico che travolge la vita senza rimorsi.
Al mio innominato e a tutti loro va il mio ringraziamento, la mia ammirazione, la mia gratitudine per il loro infaticabile eroismo quotidiano, altruismo che potrebbe un giorno salvare anche la vita di mia madre e milioni d’altri genitori.
Non dimentichiamo che l’Italia col Giappone ospita la popolazione più longeva al mondo. Per questo i nostri numeri sono così elevati, non perché siamo meno attenti ai divieti o a rispettare l’isolamento volontario.
Noi italiani nei momenti difficili dimostriamo la nostra forza, ci unifichiamo, magari con semplici gesti come cantare “O sole mio” o l’Inno di Mameli alla finestra, per far sapere che c’è sempre voglia di vivere. Sempre un po’ d’energia residua per combattere.
Me lo avete insegnato in questi ultimi mesi con le vostre innumerevoli dimostrazioni di solidarietà. lo sto apprendendo ogni giorno, orgoglioso di come il mio Paese affronta questa epidemia di dimensioni straordinarie.
Non so se il presidente Mattarella concederà quella medaglia o almeno un riconoscimento pubblico. Però ai miei occhi e alle decine di milioni d’italiani che mi sostengono tu, i tuoi colleghi e tutti coloro che lavorano con te, come te, altruisticamente per salvare vite umane, quella medaglia l’avete già al petto.
Una medaglia con inciso: l’Italia vi rende onore per ciò che state facendo ogni giorno rischiando la vita”.

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