Conciliazione tra tempi di vita e di lavoro: arrivano i buoni servizio per i nidi aziendali

Redazione13/07/201710min
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Partirà a settembre la sperimentazione dei buoni di servizio aziendali, cofinanziati dalla Provincia – tramite l’Agenzia per la famiglia e con fondi europei – per la frequenza dei nidi aziendali. Un’iniziativa che rafforza la sinergia pubblico-privato sul versante della conciliazione tempi di lavoro-tempi di vita, che viene incontro ai bisogni delle madri lavoratrici (ma anche dei padri), e che si spera possa coinvolgere un numero sempre maggiore di aziende. A fare da apripista in questa fase vi è E-Pharma, società leader nel settore della ricerca farmaceutica, che ha aperto un nido aziendale affidato alla cooperativa Bellesini, che gestisce anche altre strutture per l’infanzia, fra cui i nidi dell’Università di Trento e dell’Apss. I nidi aziendali, lo ricordiamo, sono rivolti innanzitutto ai dipendenti dell’azienda per iniziativa della quale sono stati creati, ma sono aperti anche ad utenti esterni (tipicamente, le madri lavoratrici alle dipendenze di imprese vicine a quella dove sorge il nido).
Stamani a palazzo Stella, sede di Confindustria Trento, la presentazione di questa nuova fase, che fa perno sull’uso dei buoni di servizio e che quindi abbatte i costi che famiglia e azienda devono sostenere per la frequenza del nido da parte del proprio bambino, e che introduce anche alcune agevolazioni all’iscrizione sul piano normativo. Presenti alla conferenza stampa il presidente della Provincia Ugo Rossi assieme a Rocco Cristofolini e Roberto Busato, rispettivamente vicepresidente e direttore di Confindustria Trento, Roberto Festi, presidente della cooperativa Bellesini, Paolo Cainelli, presidente di E-Pharma e Unifarm. Presenti anche Michele Michelini e Roberto Ceccato, rispettivamente dirigente del Servizio Europa e del Servizio istruzione della Provincia. Ha coordinato Luciano Malfer, dirigente dell’Agenzia per la famiglia. “La conciliazione tempi di lavoro-tempi di vita – ha detto il vicepresidente Cristofolini – rappresenta una scommessa importante anche per le imprese, che va nella direzione di sostenere in primo luogo le mamme che lavorano e quindi la natalità, sull’esempio di quanto avviene nel Nord Europa. Ci auguriamo che la buona prassi dei nidi aziendali, come altre che abbiamo iniziato a sperimentare qui in Trentino, possa diffondersi in maniera sempre più ampia”. Gli Gli ha fatto eco il direttore Busato che ha ricordato come Confindustria Trento abbia investito con convinzione nel welfare aziendale, fin da quando ha acquisito la certificazione Family Audit e con la recente costituzione di Rete #WelfareTrentino, la rete d’imprese per il welfare aziendale. “Ci siamo impegnati a sensibilizzare i nostri iscritti sull’esistenza di questi strumenti e a divulgarne l’uso – ha spiegato – consapevoli che i vantaggi sono di natura sociale ma anche economica. Il pil del nostro Paese sarebbe più alto di 7 punti percentuali se riuscissimo ad allineare l’occupazione femminile italiana alla media europea”.
“L’occupazione femminile genera competitività – ha ricordato a sua volta il governatore Rossi – Lo sa bene l’Europa che spinge in questa direzione, infatti anche noi con questa sperimentazione dei buoni di servizio utilizziamo dei fondi europei. Tutto ciò rappresenta un ottimo esempio di sinergia pubblico-privato a vantaggio dei cittadini e ci permette di immaginare anche nuove esperienze, nella direzione di un rafforzamento del welfare aziendale. Come Provincia possiamo immaginare inoltre qualche incentivazione specifica per ‘premiare’ le imprese che ci credono ed inoltre di consentire alle donne occupate di poter godere della copertura più ampia, in caso di maternità, qualora il contratto collettivo non lo preveda. Lo vedremo in sede di stesura della prossima Finanziaria”.
Nel 2006 la prestigiosa rivista britannica di economia e finanza The Economist ha introdotto il neologismo womenomics (letteralmente, economia delle donne) per identificare la teoria economica secondo cui la partecipazione delle donne al mercato del lavoro è uno dei più importanti fattori di sviluppo. Gli studi a riguardo parlano chiaro: se si include anche la compagine femminile, ne guadagna l’intero sistema socio-economico e il benessere complessivo aumenta. Nonostante questa certezza, il tasso di occupazione femminile è sistematicamente più basso di quello maschile: secondo i dati del 31° Rapporto sull’occupazione in provincia di Trento a cura dell’Osservatorio del mercato del lavoro, nel 2015 in Trentino era pari al 59,8% contro il 72,3% di quello maschile. Dati incoraggianti se si guarda alle medie italiane pari a 47,2% e 65,5% e a quelle europee che registrano rispettivamente il 60,4% e il 70,8% cui, quindi, ci avviciniamo maggiormente. Tuttavia, pur in un contesto positivo, anche in Trentino sostenere la partecipazione delle donne al mercato del lavoro è una priorità e favorirne la permanenza, dopo una maternità,una necessità che merita particolare attenzione anche nel nostro territorio.
La sperimentazione dei buoni di servizio per asili nido aziendali, resa possibile dall’alleanza strategica tra Provincia e imprese oggi presenti alla conferenza stampa, parte da questa consapevolezza e dalla volontà di contrastare la scarsa occupazione delle madri, sostenendo in particolare il settore privato in cui vincoli organizzativi e produttivi rendono meno agevole l’integrazione di esigenze familiari e professionali. Così, nell’ottica di proseguire nella costruzione di politiche sempre più integrate e sempre più vicine alle esigenze delle famiglie trentine, la delibera 714 approvata dalla Giunta provinciale lo scorso maggio ha introdotto in via sperimentale l’applicazione dei buoni di servizio anche per sostenere i costi delle famiglie per l’accesso agli asili nido aziendali – già operativi in alcune realtà del territorio – introducendo due elementi di novità nel regolamentarne l’utilizzo:
Il primo riguarda la collocazione: la normativa stabilisce che possono rientrare nel cofinanziamento del Fondo Sociale Europeo i servizi di conciliazione purché erogati nella sede operativa o produttiva dell’Azienda promotrice dello stesso asilo nido aziendale;
Il secondo prevede la deroga al criterio di subalternità al servizio pubblico secondo cui si può ricorrere a una struttura privata solo se quella pubblica non corrisponde alle richieste nel luogo di residenza. Così la madre che lavora a Trento ma risiede a Cles, in prima battuta, sarebbe obbligata a rivolgersi al nido comunale di Cles invece ora viene riconosciuta la possibilità di accedere direttamente alla struttura interna al posto di lavoro. Inoltre, viene sostenuto il principio di continuità educativa poiché il bimbo potrà accedere al nido aziendale fino al compimento del 3° anno di età o al passaggio alla scuola dell’infanzia.
Rimangono invece pressoché invariati i criteri di utilizzo dei buoni e cioè:
Il richiedente dovrà contribuire per una percentuale pari ad almeno il 15% del valore del buono e per un importo massimo orario di 5,50 euro;
In termini di monte ore lavorative, il massimale settimanale riconosciuto sarà pari a 40 ore;
L’accesso ai buoni servizio sarà condizionato al possesso di requisiti economici stabiliti sulla base dell’Icef in base a criteri “conciliativi” perché non si tratta di uno strumento di sostegno al reddito, ma presuppone che entrambi i genitori lavorino. Esempi: per due genitori lavoratori componenti il nucleo familiare il reddito familiare massimo netto pesato dovrà essere non superiore a 27.706 euro; per un nucleo di 4 persone il reddito massimo sarà di 43.412 euro; per sei persone di 56.471 e così via.
I buoni di servizio per asili nido aziendali costituiscono una misura che si aggiunge ai dispositivi a favore della famiglia già attivi in Trentino andando a rafforzare da una parta la filiera di servizi di conciliazione esistente e resa possibile dalla stretta ed efficace collaborazione tra aziende e Provincia, dall’altra la creazione di una rete per l’infanzia tra i vari soggetti già coinvolti a diverso titolo e con diverse competenze, specificità e mission (Servizio Autonomie Locali, Servizio Istruzione, Servizio Europa, Agenzia per la Famiglia). Le novità introdotte sono quindi un’ulteriore risposta concreta a supporto dell’occupazione femminile e, in ultima analisi, della natalità stessa.
La sperimentazione – che terminerà a dicembre 2019 – sarà attuata dall’Agenzia provinciale per la famiglia, natalità e politiche giovanili in collaborazione con il Servizio Europa.

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