Tunnel Loppio Busa: “Situazione insostenibile, gravi ritardi nei lavori”

Claudio Chiarani13/02/20204min
20200213_DSC3039 NAGO PROTESTA SINDACALE CANTIERE TUNNEL LOPPIO BUSA

“Una situazione insostenibile per orari e salari incongruenti, lavori a rilento”. È questo, in pratica, quanto denunciato questa mattina dai sindacalisti Sandra Tomasi, segretaria generale di Fillea Trentino, Matteo Salvetti, segretario generale di Feneal Uil Trentino e Ettahiri Abdelalì della CISL Trentino in merito al cantiere noto come Loppio-Busa. “È dallo scorso mese di ottobre – afferma Salvetti – e dal precedente presidio di luglio che non abbiamo risposte sul rispetto dell’orario di lavoro, sulla consegna dei cedolini buste paga, un diritto costituzionale dei lavoratori, e anche sulla sicurezza del cantiere, il più grande attualmente in Provincia”. Affermazioni ribadite dalla segretaria Tomasi che rincara la dose: “Sono i soliti problemi che stiamo facendo emergere da due anni a questa parte. La mancanza del rispetto dell’accordo provinciale e così qui fanno quello che vogliono. Raffaele De Col, il funzionario provinciale che ha fatto solo promesse rimaste tali. Così come – sempre a detta dei sindacalisti – hanno fatto il presidente Fugatti e l’assessore Spinelli. Questa è una presa in giro bella e buona – tuonano quasi all’unisono i tre rappresentanti sindacali – perché in un cantiere come questo, dove ci dovrebbero essere almeno settanta operai, se ne contano una trentina”. Un dato, quest’ultimo, che mette ulteriore preoccupazione sul rispetto della tabella di marcia dell’avanzamento dei lavori del tunnel, che secondo i sindacalisti è in grave ritardo e farà slittare molto in avanti il termine dell’opera tanto attesa per migliorare la viabilità dell’Alto Garda.
Affermazione, come detto, condivisa da tutti e tre i sindacalisti. “Qui non si tratta di dare colpe a questa giunta o alla precedente – dice Salvetti – qui si chiede solo e sempre il rispetto del contratto provinciale, sia chiaro. La Provincia di Trento è il committente dell’opera ed è essa, con i funzionari preposti, che deve garantire quanto di diritto ai lavoratori.”
“Le maestranze arrivano dalla Calabria o dalla Sicilia – prosegue Tomasi – dove la carenza di lavoro obbliga ad accettare qualsiasi cosa pur di guadagnare. Si va oltre le otto ore al giorno, si lavora di sabato e di domenica, lo stipendio che dovrebbe essere di almeno duemila euro per chi lavora in galleria è, invece, sui 1400/1500 euro al mese. Certo, per chi arriva qui è una bella somma rispetto a ciò che potrebbero prendere nel sud Italia ma lo stipendio è decisamente inferiore rispetto a quanto dovuto. Martedì scorso c’è stata una visita dell’Ispettorato del lavoro in cantiere ma – come Salvetti e Tomasi hanno ribadito – si era detto di mettere un controllo con badge da dare a ciascun operaio. Mai visto, solo promesse come tutto il resto e nulla, così non c’è nessun controllo. Qui mancano i basilari principi di tutela – concludono i sindacalisti – e la situazione è ormai insostenibile”.

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