Il Rotary di Riva e la Giornata della Memoria
Il Rotary club di Riva del Garda ha organizzato, nell’ambito dei suoi incontri conviviali, una serata a tema “La Shoah” con l’editorialista del Corriere della Sera e già direttore del Corriere del Trentino, Enrico Franco. Ebreo, giornalista, trentino d’adozione, nella Giornata della Memoria ha trattato l’argomento a settantacinque anni dall’entrata delle truppe russe ad Auschwitz. “Riva del Garda riveste un ruolo importante nella storia dell’ebraismo – ha esordito Franco nella sua trattazione davanti ai soci del Rotary – perché la prima comunità ebraica era qui già nel lontano 1400. Poi, come si ricorderà, c’è stata a Trento la triste vicenda del Simonino, gli ebrei furono allontanati e in Trentino noi non eravamo più accetti. Tant’è vero che quando nel 1970 i miei decisero di stabilirsi a Trento dissero a mia madre “voi siete pazzi”.
Ma oggi – ha chiosato l’ex direttore del Corriere del Trentino – ha senso parlare ancora della Giornata della Memoria?” Ovvia la risposta affermativa, specialmente in giorni in cui i rigurgiti nazisti e neofascisti tornano ad affacciarsi in Europa. “Gli insulti alla senatrice Liliana Segre o la vicenda dell’intitolazione di una strada a Giorgio Almirante a Verona, con il contemporaneo volere di dare a lei la cittadinanza onoraria sono un esempio di come certa gente desideri stare con i piedi in due scarpe. Sarebbe come se il Milan, o l’Inter o la Juventus vincessero lo scudetto e in contemporanea alla festa invitare le rispettive avversarie”. Enrico Franco ha ricordato che l’ultima norma antisemita abrogata in Italia è stata presa nel 2008. “Una Legge che proibiva agli ebrei di allevare piccioni, pensate” ha detto Franco. Parole ferme, precise volte a “non far cadere nel tranello che ha portato milioni di morti e lutti ovunque, Italia compresa – ha specificato – perché anche se mia madre mi diceva che gli italiani, in fondo, non erano razzisti, che tutto era da minimizzare il razzismo in Italia, invece, è stato molto pesante. Le Leggi razziali ce le ricordiamo tutti.” Ricordando che l’Italia ha avuto un Presidente della Repubblica che, quando era un giovane praticante avvocato cacciò dallo studio, non suo, i due colleghi avvocati che l’avevano assunto (i fratelli Foà) e Giovanni Leone, approfittando delle leggi razziali, si prese tutto.
Enrico Franco ha concluso tra gli applausi il suo intervento affermando che “la memoria va ricordata ogni giorno, non solamente uno all’anno”.