Pedalò sul lago di Tenno: potranno essere solo dieci
Giuliano Marocchi, primo cittadino del comune di Tenno mette a segno un’altra “tacca” a suo favore nella lotta che lo vede in prima fila con l’amministrazione comunale contro la presenza dei pedalò sul prezioso specchio d’acqua di competenza del suo Comune. La concessione che permette lo svolgimento dell’attività di affitto dei pedalò sul lago di Tenno scadrà nel 2020, ma il Tar di Trento nei giorni scorsi, chiamato ad esprimersi in merito, ha sentenziato l’improcedibilità del ricorso presentato dal gestore dell’attività contro la decisione del sindaco che imponeva un numero limitato di pedalò sul lago. Otto in tutto invece dei 15 che il gestore impiegava in passato. Questo perché la decisione del Tar quest’estate era stata sospesa in attesa dell’indicazione provinciale competente in materia. Le spese legali, però, vanno a carico dell’amministrazione comunale, duemila euro in tutto.
“Tra febbraio e marzo – conclude Marocchi – avvieremo una fase partecipativa per raccogliere opinioni, idee, pareri, osservazioni in merito alla nostra volontà di progetto e applicazioni concrete. In tal senso nei giorni scorsi l’amministrazione comunale si è confrontata con lo studio “Pan” di Luca Bronzini, primo passo di una “Road Map” che porterà verso l’attuazione del progetto definitivo in tempi relativamente brevi, fatti i passi necessari previsti dalla normativa.
Il Consigliere comunale di opposizione Andrea Cobbe, però, ha qualcosa da dire. “Visto gli errori macroscopici commessi dalla giunta su questo tema mi auguro che i costi processuali non ricadano sui cittadini Tennesi…” Questo l’incipit personale sul suo profilo Facebook, che poi a firma della lista Tenno Domani prosegue così:
“Finalmente una sentenza equa che prende in esame le carte e che mette nero su bianco quanto accaduto con la delicata vicenda “dei pedalò” al lago di Tenno e più nello specifico che riguarda la diatriba comunale, prima, e giudiziaria poi, che ha visto contrapposti da un lato l’Amministrazione e dall’altro il gestore dell’attività lacustre. Eppure qualcosa non quadra.
Sì, perché sulle pagine di un giornale locale appare un articolo dal titolo controverso che dichiarerebbe e farebbe intendere la vittoria da parte del Comune oltre che stabilire il numero dei pedalò permessi “limitato – secondo l’articolo – al numero di 10 unità”. Ci si chiede come sia possibile, perché la sentenza parla chiaro e spiega in maniera evidente che la ragione non sta dalla parte del Comune, ma che anzi, proprio la condotta amministrativa, nonostante il tribunale abbia riconosciuto improcedibile il ricorso del privato, «per sopravvenuta carenza di interesse», abbia un che di lesivo e improprio rispetto a quanto concesso ai poteri del Sindaco e dalla giunta. Proprio per questo il Tar condanna il Comune alle spese processuali.
Sull’improcedibilità «per sopravvenuta carenza di interesse» bisogna specificare che non è perché si è data ragione al Comune, ma perché nell’attesa del processo lo stesso Tribunale ha emesso un’ordinanza cautelare che andava a sospendere provvedimento incriminato, ossia quello che imponeva la limitazione dei pedalò. Per queste ragioni e visto che il provvedimento del sindaco che limitava i pedalò è scaduto a fine stagione turistica, il tribunale ha dichiarato il ricorso improcedibile e non perché la ragione sia del Comune. Sono mesi che diciamo che l’azione del sindaco è stata da sprovveduto e che il dialogo è alla base di tutto”.