È SCOMPARSO GIANFRANCO “NOÈ” PAROLARI DI ARCO

Quasi novanta primavere, molte delle quali passate sott’acqua, con le bombole in spalla. Altre passate ad insegnare ai suoi allievi come ci s’immerge in sicurezza, i controlli, i passaggi tecnici, la risalita dagli abissi. Gianfranco Parolari veniva da tutti chiamato “Noè” perché salvò la vita a due ragazzini estraendoli dall’auto caduta nel Garda a porto S.Nicolò. Il noto personaggio di Chiarano di Arco è venuto a mancare questa notte in una casa di riposo all’età di 88 anni.
È stato anche uno dei primi dell’Alto Garda a solcare il cielo, a prendere in mano una barra e pilotare un deltaplano decollando dal Brione, ed essere uno dei fondatori, negli anni 70 del secolo scorso, del club “Ali Azzurre Trentine”, sodalizio di volo libero di Mori.
Poi la pittura, altra sua passione che gli ha fatto riempire migliaia di tele e quadri esposti nel suo studio in via Disciplini, a Riva, dove li esibiva con orgoglio. Ma ha partecipato anche ad esposizioni a Parigi, in Canada, a Francoforte, solo per citante alcune. Era solito mandare agli amici, come biglietto d’auguri natalizio, una miniatura dipinta a mano.
Saliva sulla corriera di prima mattina assieme agli studenti che andavano a Trento a scuola, il Noè, si sedeva a metà autobus e scrutava tutti quegli esuberanti ragazzi che andavano a studiare. Chiassosi come non mai anche alle sei del mattino. Lui sempre in silenzio: chi scrive era uno di quelli, caro Noè, e che ha sempre ammirato il tuo fair play.
Noè è stato un giovane Vigile del Fuoco, pardon, “pompiere” sommozzatore, che il Garda lo conosceva bene. Dalle sue acque ha recuperato molti corpi senza vita: infatti veniva chiamato a svolgere questo delicato compito, restituire alle famiglie le salme di chi perdeva la vita in acqua. Fiumi, laghi, dighe, bacini artificiali di tutta la regione dove era difficile immergersi e cercare quel corpo tanto reclamato dai familiari. Noè ne ha recuperati oltre centotrenta nella sua difficile carriera professionale, un numero impressionante. Noè aveva tanti estimatori, tra di loro il cantante Drupi. Erano diventati amici e dentro quel vagone dismesso della “Trento-Malè” galleggiante nel porto di Riva, che era la base dei sommozzatori, ci ha dormito spesso quando lo veniva a trovare. Noè è stato a Longarone quando ci fu la tragedia del Vajont, in Friuli per il terremoto, in Irpinia, è stato a Firenze quando ci fu l’alluvione e ovviamente anche a Trento quando l’Adige esondò. Aveva sempre un pensiero per il suo comandante Dante Dassatti il quale, pagando qualche spesa, lo spedì a Genova per perfezionarsi nel mondo delle immersioni. L’istruttore Gianfranco Noè Parolari ora potrà riposarsi delle sue fatiche, per le quali l’intera comunità alto gardesana e i sub che ha formato gli saranno sempre grati.