“FRANE DAL BRIONE E SALVAGUARDIA DELLA STORIA”: PER GLI AMBIENTALISTI NON SERVE IL VALLO TOMO

Saranno i reperti storici ai piedi del versante est del Monte Brione ad impedire che il Comune di Arco realizzi il tanto contestato (dalle associazioni ambientaliste) Vallo Tomo? Una struttura che andrebbe a protezione dalle frane, data l’instabilità geologica delle rocce che inevitabilmente continueranno a cadere mettendo in pericolo le abitazioni sottostanti e la strada del Linfano. Un progetto quello originale, è stato detto dagli ambientalisti in una conferenza stampa, inutile e costoso. Il percorso è stato spiegato da Paolo Ciresa che ha percorso il lato est del Brione, un lavoro certosino che ha rivelato come in zona siano presenti numerosi elementi fortificati eretti dagli austriaci nel periodo della Grande Guerra. Ritrovamenti che vanno chiaramente a collidere con il progetto del Vallo Tomo perché si trovano sulla sua strada. Distruggerli sarebbe come distruggere la memoria storica di quei luoghi, dicono gli ambientalisti.
“Quello che sta ai piedi del lato est del Monte Brione sono tutto ciò che rimane della Tagliata campale che l’esercito dell’ex Impero asburgico eresse a difesa del territorio per contrastare gli italiani a sud, tre linee di difesa – ha spiegato Marina Bonometti – con chiare postazioni di artiglieria e ben 140 postazioni di tiro con feritoie. Un “bene” legato sì a ricordi di guerra ma sempre un bene che va difeso, tutelato e, anzi, valorizzato storicamente”. Per Beppino Toffolon, presidente di Italia Nostra, il tutto va salvato e valorizzato, dunque, con l’amministrazione comunale che dovrebbe muoversi in questa direzione e non in quella di distruggere tutto. “Non ripetiamo ad Arco l’errore fatto a Mori” ha detto chiaramente, dove si erge un muro ben visibile, nonostante le mimetizzazioni in erba. Certo i sassi che cadono vanno fermati, ma erigere un muro non è la soluzione ottimale. “Scavare un vallo riempiendolo con i detriti, ossia da un sistema di difesa “passivo” transitare col progetto ad uno “attivo”, sarebbe la soluzione”. Lo ha prospettato Duilio Turrini, ambientalista pentastellato per il quale “sventrare” la falesia non è la soluzione, ma il vallo su più livelli sarebbe l’optimum. Riportando sulle terrazze realizzate la coltivazione dell’ulivo e della vite in modo poi da coprire il tutto riqualificando l’ambiente, anche e soprattutto alla vista. “Perché studiando le traiettorie dell’ultima frana – ha concluso – si è visto che i massi hanno fatto traiettorie in tratti di pendio privi, appunto, di terrazzamenti. Insomma, tutelare la sicurezza di chi vi abita, percorre la statale del Linfano salvaguardando l’ambiente si può anche senza vallo tomo”.