Arco e Franceschiello: la città delle Palme custodisce la memoria di un re in esilio

Redazione21/12/20256min
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Arco custodisce una pagina di storia poco conosciuta ma profondamente significativa, che intreccia le vicende locali con i grandi eventi del Risorgimento italiano. È la storia che lega la città delle Palme a Francesco II delle Due Sicilie, ultimo sovrano del Regno delle Due Sicilie, ricordato con il nome affettuoso di Franceschiello. Un re in esilio che, dopo la caduta del suo regno, trovò proprio ad Arco un luogo di rifugio e di silenzio.

Domenica 14 dicembre si è svolta la tradizionale cerimonia commemorativa dedicata a questo ospite illustre del Kurort arcense, un momento raccolto e sentito che unisce dimensione storica, spirituale e comunitaria. A sottolinearne il valore è Massimiliano Floriani, assessore alla cultura del Comune di Arco, che ha ricordato come “Arco continui, anno dopo anno, a onorare una presenza che ha lasciato un segno discreto ma duraturo nella memoria cittadina“.

 

 

Francesco II salì al trono il 22 maggio 1859 e fu deposto il 13 febbraio 1861, in seguito all’annessione del Regno delle Due Sicilie al Regno d’Italia. Dopo la disfatta di Gaeta e l’invasione delle truppe sabaude nel Sud, visse gli ultimi anni della sua vita lontano dalla scena politica, proprio ad Arco. Qui rimase sepolto, nelle cripte della chiesa collegiata, fino alla traslazione definitiva delle spoglie nella basilica di Santa Chiara a Napoli. Un legame storico che la città ha scelto di mantenere vivo anche attraverso l’intitolazione di una via a Francesco Borbone.
Accanto a lui visse ad Arco anche la moglie Maria Sofia di Borbone, sorella dell’imperatrice Elisabetta d’Austria, la celebre Sissi. Figura di grande forza morale, Maria Sofia seppe restare accanto al marito durante l’esilio, distinguendosi per altruismo ed empatia. A Napoli era conosciuta come “la regina eroina”, appellativo che ancora oggi ne restituisce la statura umana e spirituale.
«Maria Sofia fu veramente un’eroina, per la sua forza caratteriale, tanto che dava man forte ai soldati nella difesa del bastione di Gaeta – spiega il professor Marco Ascione, delegato della Fondazione Francesco II per il Trentino/Alto Adige che ha organizzato l’evento di Arco – Maria Sofia combattè a fianco di Francesco II nella resistenza a Gaeta fino al 13 febbraio 1861. La madre di Francesco II, Maria Cristina, invece è stata beatificata nel 2014 da Papa Ratzinger.»
Alla commemorazione hanno preso parte numerose associazioni e rappresentanze storiche, testimoniando un ricordo che va oltre la semplice rievocazione.
Umberto Sofia Crescenzi, presidente della Fondazione Francesco II delle Due Sicilie, ha voluto ringraziare pubblicamente la città di Arco per la continuità con cui, dal 1894, onora la figura dell’ultimo re borbonico. «In qualità di presidente della Fondazione – ha dichiarato – ringrazio la città che, attraverso i suoi abitanti e le sue autorità, non ha mai smesso di onorare il nostro ultimo Re. Ci auguriamo di poter vivere insieme l’apertura della causa di canonizzazione, in attesa del secondo placet della Conferenza Episcopale Campana. Grazie all’assessore e a tutti i comandanti: che questi momenti spirituali e storici siano un veicolo di bene per tutti noi». Un riferimento importante anche al percorso avviato nel dicembre 2020, quando per Francesco II delle Due Sicilie si è aperto il processo di canonizzazione, che ne ha riconosciuto il titolo di Servo di Dio.
La cerimonia si è svolta tra celebrazione religiosa e momento civile, con la partecipazione delle Compagnie degli Schützen e di numerosi rappresentanti del mondo associativo.
Un ringraziamento è stato rivolto, tra gli altri, a don Francesco Scarin, al capitano della Compagnia degli Schützen di Arco Ivan Benuzzi, al Ladeskommandant Enzo Cestari, al capitano della Compagnia di Vezzano Dino Cerato e al Sacro Militare Ordine Costantiniano di San Giorgio, «in assoluto, il primo Ordine cavalleresco della storia – racconta ancora il professor Ascione – fondato dall’imperatore Costantino, durante l’Impero Romano».
In un tempo che tende a dimenticare, Arco sceglie invece di ricordare. Di custodire una storia fatta di esilio, accoglienza e silenzio. E di confermarsi, ancora una volta, luogo capace di trasformare la memoria in valore condiviso per il presente.
Nicola Filippi