Industria in affanno: Calzà e Manica (PD) chiedono una strategia

Il Trentino cresce, ma troppo poco e in modo diseguale. È questa l’immagine che emerge dal più recente rapporto di Banca d’Italia, che fotografa un’economia regionale trainata dal turismo e dai servizi, ma con un’industria in affanno e una manifattura che continua a perdere terreno.
A commentare i dati sono i consiglieri provinciali del Partito Democratico del Trentino, Michela Calzà e Alessio Manica, che lanciano un appello chiaro: «Serve una vera strategia per lo sviluppo, capace di rimettere al centro la produzione, l’innovazione e il lavoro qualificato».
Crescita debole e divari in aumento
Nel primo semestre dell’anno, il Pil trentino è cresciuto appena dello 0,7%, mentre l’export è calato del 4% e il fatturato manifatturiero ha subito un −2%. Tengono invece turismo, costruzioni e consumi familiari.
Per Calzà e Manica, i segnali sono inequivocabili: «Il quadro delineato da Bankitalia è chiaro – affermano –. Abbiamo una manifattura debole, investimenti privati insufficienti, produttività stagnante e credito ancora difficile da ottenere per molte imprese. Nel frattempo cresce la polarizzazione del mercato del lavoro: aumentano gli occupati nei servizi, ma si perdono posti qualificati nell’industria».
Una dinamica che, secondo i due consiglieri, «smentisce la narrazione trionfale degli ultimi passaggi di bilancio» e mette in evidenza una realtà più complessa e preoccupante.
Famiglie in difficoltà e povertà in aumento
Il rapporto di Bankitalia mette inoltre in luce una ripresa dei consumi ancora fragile: dopo due anni di rincari e inflazione, il potere d’acquisto delle famiglie trentine resta inferiore ai livelli pre-pandemia. La crescita dei redditi reali, pari al +2%, non basta a compensare l’aumento del costo della vita, mentre la recente manovra IRPEF nazionale – sottolineano i consiglieri – «ha effetti quasi nulli sui redditi medi, con vantaggi di poche decine di euro al mese».
In Trentino, circa 37 mila persone sono a rischio povertà e migliaia di famiglie vivono con un ISEE inferiore ai 15 mila euro. «Questi numeri – commentano Calzà e Manica – sono un campanello d’allarme che ci dice quanto l’attuale crescita economica non basti a garantire benessere diffuso. Servono politiche fiscali e salariali più eque, che sostengano il potere d’acquisto e rilancino la domanda interna».
Rimettere industria e innovazione al centro
Per i consiglieri democratici, il rilancio del Trentino passa dalla capacità di rimettere industria e manifattura nell’agenda politica:
«Il nostro territorio – spiega la consigliera Michela Calzà, ex vicesindaca di Dro – ha bisogno di una politica industriale moderna, capace di guardare non solo ai comparti tradizionali ma anche ai settori più dinamici: innovazione tecnologica, economia circolare, meccatronica, agroalimentare di qualità, energie rinnovabili e digitalizzazione».
Calzà e Manica chiedono la creazione di un fondo per l’innovazione e la crescita, con risorse destinate alle imprese che investono davvero in sviluppo, nuove tecnologie e dimensione aziendale, all’interno di un dialogo stabile tra pubblico e privato.
Il nodo delle competenze
Tra le priorità individuate dai due consiglieri c’è anche il tema della formazione: «Senza personale qualificato e senza formazione continua non ci sarà futuro industriale. Serve un piano serio di istruzione tecnica e orientamento professionale, per trattenere i giovani e contrastare la fuga di competenze all’estero».
Secondo Calzà e Manica, il Trentino deve tornare a credere nel valore del lavoro produttivo, investendo sulla qualità, sull’innovazione e sulla conoscenza come motori di crescita.
“Pensarsi di nuovo un territorio produttivo”
«Il Trentino – concludono i consiglieri – deve tornare a pensarsi come un territorio produttivo e innovativo, in grado di coniugare sostenibilità e sviluppo. Servono politiche di lungo periodo, che vadano oltre l’emergenza e la propaganda, per costruire un modello economico solido, capace di generare benessere diffuso e occupazione stabile».
Un appello, quello di Michela Calzà e Alessio Manica, che arriva in un momento delicato per l’economia provinciale e che rilancia il tema di una strategia industriale di visione e di futuro, fondata su competenze, ricerca e innovazione. (n.f.)










