Sanità nell’Alto Garda, Chiarani e Perugini (Onda): “Non una merce di scambio, ma un diritto da ricostruire”
La sanità nell’Alto Garda torna al centro del dibattito politico. Il gruppo Onda Alto Garda e Ledro lancia un duro atto di accusa contro la gestione provinciale, denunciando quella che definisce una progressiva perdita di servizi fondamentali e chiedendo un cambio di rotta radicale.
Al centro della polemica, l’inaugurazione del nuovo centro sanitario ad Arco: presentato con toni celebrativi dall’Assessorato provinciale e dall’Azienda Sanitaria, ma poi definito “una soluzione temporanea” con tanto di scuse. “Un segnale chiaro – affermano i referenti di Onda, Giovanna Chiarani e Johnny Perugini – che dietro le inaugurazioni resta un tessuto sanitario che si sta logorando, con un depotenziamento costante e scelte prive di visione strategica”.
Psichiatria chiusa, fragilità in aumento
Secondo Onda, i nuovi centri per la salute mentale rischiano di essere una “pezza” che non affronta il vero nodo: la chiusura del reparto di Psichiatria. “Si costringono pazienti e famiglie a spostarsi – osserva il gruppo – proprio in un momento storico in cui le fragilità, soprattutto tra i giovani, stanno crescendo in modo preoccupante”.
Una denuncia che si inserisce in un contesto territoriale particolare: l’Alto Garda, infatti, è non solo un polo di riferimento per il basso Trentino, ma anche un’area a vocazione turistica internazionale, frequentata da centinaia di migliaia di persone ogni anno. “Un territorio di questo tipo – avverte Onda – non può avere una sanità di seconda classe”.
Le proposte: dall’hub sanitario alla cittadella della salute
Alla critica, Onda affianca un pacchetto di proposte. Al primo posto, una visione strategica per l’Ospedale di Arco, riconosciuto come snodo fondamentale per il basso Trentino e per l’industria turistica. Le priorità: potenziamento immediato del pronto soccorso con un’auto medica dedicata e valorizzazione del personale che sceglie di lavorare in loco.
Sul piano infrastrutturale, il gruppo chiede di ripensare il progetto di demolizione e ricostruzione dell’ospedale, coinvolgendo la comunità nelle decisioni e trasformando i 10 milioni di euro già stanziati in un investimento per una vera “Cittadella della Salute”: una struttura capace di ospitare la Casa della Comunità, ambulatori specialistici e un servizio psichiatrico integrato.
Non meno urgente, secondo Onda, è la pianificazione delle strutture per la terza età, vista l’accelerazione del cambiamento demografico. “Il rischio – spiegano Chiarani e Perugini – è che l’assistenza diventi un lusso per pochi, mentre l’emergenza è già in corso”.
Tra pubblico e privato: la questione dei diritti
La denuncia si estende anche alla deriva verso la privatizzazione: “Si sta andando verso una regressione dei diritti costituzionali. Le persone hanno bisogni chiari: spazi, personale qualificato, attenzione. Non serve ridurre e abbattere, ma ricostruire con coraggio partendo dall’analisi reale delle necessità”.
Una sfida aperta
Il comunicato di Onda mette quindi in discussione il modello sanitario adottato in Trentino, accusato di aver trascurato la specificità dell’area gardesana e di aver puntato su interventi frammentari. La richiesta è di un’inversione di marcia: una politica sanitaria capace di guardare al futuro con scelte strutturali, non con soluzioni tampone.
In un territorio che vive di turismo, sport e accoglienza, ma anche di residenzialità crescente, la sanità diventa così terreno di confronto politico e civico: non solo un servizio da gestire, ma un diritto da garantire e ricostruire. (n.f.)