Aggressioni ai lavoratori, unità di intenti per contrastare il fenomeno

Redazione25/12/20243min
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Nel 2023 sono state segnalate oltre 16mila aggressioni nei confronti degli operatori sanitari su tutto il territorio nazionale, con un aumento del 38% negli ultimi 5 anni. Il 42% dei professionisti sanitari in Italia dichiara di essere stato vittima di almeno un’aggressione, fisica o psicologica. Dati emersi oggi nel corso di un seminario organizzato da TSM – Trentino School of Management con la Provincia autonoma di Trento nell’ambito del progetto “Salute e sicurezza nei luoghi di lavoro: questione di cultura”.

“La violenza nei confronti dei lavoratori rappresenta una sfida complessa e urgente che coinvolge numerosi settori e figure professionali – ha evidenziato l’assessore alla salute, Mario Tonina. Le violenze sul lavoro non sono soltanto un’offesa alla dignità della persona, ma mettono a rischio il benessere, la sicurezza e la qualità del lavoro stesso. Comprendere a fondo il fenomeno, avere strumenti operativi chiari, garantire luoghi di lavoro sicuri, disporre di adeguati sistemi di sicurezza, condividere e diffondere strategie per riconoscere e affrontare le situazioni a rischio, sono tutti elementi fondamentali per contrastare il problema, che va affrontato in maniera trasversale”.

Per il Commissario del Governo, Giuseppe Petronzi, è evidente come vi sia una crescente aggressività della quale è necessario comprendere le radici. Il fenomeno va affrontato con l’impegno di tutti i soggetti coinvolti, non basta aumentare il livello di vigilanza e di repressione, ma occorre anche, per mitigare i contrasti, avvicinare chi eroga i servizi e chi li fruisce”.

Ma quali sono le cause del fenomeno? Secondo il professor Adriano Zamperini, dell’Università di Padova, con il passaggio da un modello paternalistico a un approccio più partecipativo, i pazienti e i familiari hanno acquisito maggiore autonomia e consapevolezza. Questo, però, ha anche portato a un aumento delle aspettative nei confronti del personale sanitario. Quando tali aspettative non vengono soddisfatte possono nascere frustrazione e conflitti, talvolta sfociando in episodi di aggressività. Inoltre, l’accesso a informazioni mediche tramite internet e social media, spesso di qualità discutibile, ha alimentato il fenomeno dei “pazienti esperti” che talvolta mettono in discussione il parere degli operatori sanitari. A tutto questo si aggiunge il sovraccarico del sistema sanitario che porta a tempi di attesa prolungati e percezione di inadeguatezza nell’assistenza.