Ciclovia del Garda, anche la Gelmini è contraria
Il dibattito sulla costruenda Ciclovia del Garda, un’opera che ultimamente trova ampi oppositori, è approdato in Senato con un dibattito alla presenza di Maria Stella Gelmini, presidente della Comunità del Garda, ente del quale il sindaco di Riva Cristina Santi è vicepresidente. È il caso, si chiede la Gelmini, di ripensare se farla? O, invece, meglio abbandonare il progetto che tante critiche ha sollevato e continua a sollevare da tante parti? Ora non è certo una priorità, e questo si sapeva, ma l’onorevole Gelmini dice anche che bloccare l’iter nella nostra Provincia, ossia il tratto trentino, è difficile. Lo ha detto all’incontro di Roma, nel corso del quale la senatrice ha risposto alla collega di Alleanza Verdi-Sinistra, onorevole Aurora Floridia che è di Malcesine. Conferenza alla quale hanno preso parte i parlamentari trentini Pietro Patton e Luigi Spagnolli. Insomma, la parte più “difficile” è quella bresciana (luogo di provenienza della Gelmini) e i tratti trentini sono già stati decisi. Le difficoltà ambientali sarebbero superate se si utilizzassero i battelli del servizio pubblico, è sempre stato detto (anche per il tratto trentino, in verità), anche perché se tu fai una passerella a sbalzo il rischio zero non esiste. A dirlo, unico non firmatario del progetto della Ciclovia del Garda, il consulente del Ministero, professor Paolo Pileri. E quando si tratta di spendere un miliardo e 118 milioni di euro (questi i costi attuali, lievitati com’è noto a causa di diversi fattori) è meglio pensarci su. Ai posteri l’ardua sentenza di un progetto criticatissimo, dall’impatto ambientale evidente come più parti sostengono (anche il portavoce del Coordinamento Paolo Ciresa, ad esempio) e che, in caso, di incidenti lascerebbe ricadere la colpa sui sindaci dei tratti di competenza.