“Via i Pinch point di Arco, non sono a norma”
Secondo i consiglieri di opposizione Stefano Bresciani e Oscar Pallaoro la collocazione dei famigerati “pinch point” lungo via Capitelli ad Arco e altre vie di Romarzolo non è a norma e chiedono le dimissioni dell’assessore competente Gabriele Andreasi o, per lo meno, rimettere la delega alla viabilità. Richiesta, questa, prontamente respinta dalla Giunta per voce del sindaco Alessandro Betta, il quale ha detto che rimarrà al suo posto in quanto gode di piena fiducia.
Per la legittimità dei dissuasori, invece, secondo i due consiglieri manca il sì del Servizio Strade, a quanto sembra necessario per qualsiasi modifica che interessi la viabilità su tratti di competenza Provinciale e, invece, non risulterebbe agli atti. Dunque, vanno rimossi. Burocrazia, insomma, che se da un lato obbliga i cittadini che intendono apportare qualche modifica a cose di proprietà debba riempire chili di carta sembra, invece, che non sia stata fatta dal Comune di Arco per ottenere l’autorizzazione alla posa dei pinch point.
La pensa diversamente l’assessore Andreasi, il quale adduce una risposta sul “casus belli” che chiama in causa i dossi rallentatori, altra misura che i Comuni adottano per ridurre la velocità e sui quali la Provincia non ha mai negato la posa. Se è vero che via Capitelli è provinciale è altrettanto vero, afferma Andreasi, che da anni si considera la viabilità interna del centro abitato di Arco con gestione di tipo comunale e, infatti, ha sempre lasciato mano abbastanza libera al comune per intervenire in tema.
“I dati che abbiamo su via Capitelli – ci ha detto Andreasi – rilevati prima di fare gli interventi ci dicono che c’erano più auto che facevano i 70 km/h rispetto a quelle che andavano ai 30 km/h. Poi sorrido quando sento dire che “ma non c’è stato alcun incidente grave lì” mentre in altre zone di Arco sì però, e lo si ammette. Ma mi chiedo: dobbiamo sempre aspettare che succeda qualcosa di grave per intervenire?”.
Bresciani e Pallaoro, comunque, alla luce di tutto ciò, chiedono la rimozione dei pinch point, aiuole o dissuasori che siano, in quanto non autorizzati. Due firme alle quali si è aggiunta anche quella del consigliere Stefano Tamburini che formalizza, così, la richiesta popolare forte di oltre duemila firme a supporto della rimozione degli stessi.