Denatalità: come invertire la rotta?
La scelta di avere un figlio, come conferma l’Istat, viene spesso rinviata per ragioni economiche o sociali creando così un gap fra la famiglia reale e quella desiderata. Come possiamo invertire la rotta? Quali strategie servono per favorire l’occupazione giovanile e la natalità? Ne hanno parlato a Trento, al Festival della famiglia, studiosi ed esperti di varie discipline nel corso di un seminario organizzato da Tsm-Trentino School of Management.
Secondo un’indagine condotta nel 2023 da Area Studi Legacoop e Ipsos il problema della denatalità è avvertito come urgente e sfidante dal 74% degli italiani e si scontra con il desiderio di avere figli, manifestato chiaramente anche dai giovani: 7 su 10 ne vorrebbero almeno due. Tra le cause principali di questo preoccupante trend vi sono: gli stipendi bassi e l’aumento del costo della vita, l’instabilità lavorativa e la precarizzazione del lavoro, la mancanza di sostegni pubblici per i costi da affrontare per crescere i figli, la mancanza di servizi per le famiglie diffusi e accessibili e infine la paura di perdere il posto di lavoro, più alta fra le donne.
Accanto ad aspetti di natura economica l’indagine di Legacoop e Ipsos rileva anche alcuni cambiamenti di tipo culturale e valoriale che investono le generazioni dei giovani di oggi. Sulla scelta di non fare figli pesa, per il 46% degli intervistati, la crescita dell’individualismo, la scarsa attitudine al sacrificio e la fluidità delle relazioni sentimentali. I dati riportati restituiscono un quadro estremamente complesso, nel quale elementi di natura privata, legati alle vite delle persone, si legano a fragilità strutturali del sistema Paese e nella relazione tra individuo, lavoro e servizi offerti.
Enzo Risso, direttore scientifico di Ipsos e docente alla Sapienza, ha evidenziato che la complessità del tema e la molteplicità di concause mostrano l’impossibilità di affrontare l’argomento con ricettine e mancette, evidenziando la necessità di una strategia complessiva, sistemica, che coinvolga la relazione tra lavoro e vita, tra impresa e persone, tra Stato, comunità e cittadini. “Le politiche pubbliche possono avere un ruolo importante, – ha detto Risso – ma se non c’è un cambiamento di sistema, ogni intervento della politica diventa solo un obolo. C’è bisogno, anzitutto, di un cambiamento culturale prima di pensare ai fondi da assegnare, di un cambiamento sistemico, che comprenda la politica, le imprese, il mondo dell’associazionismo. Non basta il singolo intervento, ma serve un ventaglio di iniziative. Abbiamo bisogno di una presa in carico ventennale di un figlio, non solo nei primi anni di vita”.