Carlo Petrini a Riva: “La transizione ecologica porterà la felicità”
Un dialogo a tutto campo sulla necessità di un cambio di paradigma culturale, sociale ed economico, per far sì che il pianeta abbia un futuro e l’esistenza di ciascuno diventi umanamente più ricca. “Il gusto di cambiare. La transizione ecologica come via per la felicità”: l’auspicio che la necessaria ‘conversione’ sia un passaggio positivo, per la vita individuale e collettiva.
Una strada e la concreta possibilità di percorrerla, a livello individuale, comunitario e istituzionale: la ‘transizione ecologica’. Tutti possono prendersi cura della casa comune, scommettendo sul fatto che consumando meno cose e vivendo più relazioni personali si potrà varcare la porta della felicità.
È il messaggio forte e chiaro che arriva da Carlo Petrini, gastronomo, fondatore di Slow Food, Terra Madre e della prima Università di Scienze Gastronomiche al mondo, che giovedì 15 giugno, nella suggestiva cornice di Spiaggia Olivi, ha presentato il suo nuovo lavoro, scritto a quattro mani con Gaël Giraud, economista internazionale, con la prefazione di Papa Francesco.
Uno scambio in cui i due autori portano avanti una sorta di narrazione critica rispetto alla situazione globale: da un lato elaborando un’analisi motivata e stringente del modello economico-alimentare in cui siamo immersi, il quale “conosce il prezzo di tutto e il valore di niente”, dall’altra proponendo diversi esempi costruttivi, esperienze assodate, vicende singolari di cura del bene comune e dei beni comuni, che aprono il lettore a uno sguardo di fiducia sul nostro tempo.
Dall’industria globale alla promozione dell’agricoltura locale, dalla valorizzazione delle tradizioni culinarie alla necessità di lottare contro lo spreco alimentare e di adottare scelte consapevoli e responsabili per promuovere una cultura del cibo più sostenibile.
L’orizzonte di preoccupazione sul quale Petrini si è soffermato è la situazione ambientale in cui ci troviamo, “figlia di un’economia che ha causato il grido sofferente della Terra e il grido angosciante dei poveri.
“Il problema – ha detto Petrini -dipende soprattutto da come produciamo e distribuiamo il cibo. Attualmente nel mondo vi sono 8 miliardi di persone, ma produciamo cibo per 12 miliardi, uno spreco di proporzioni bibliche, frutto di un modello economico che considera il cibo un prodotto di scarso valore. Per produrre questo cibo sono stati utilizzati 200 milioni di ettari di terra fertile e 200 miliardi di litri d’acqua, che noi letteralmente gettiamo tra i rifiuti”. Con 800 milioni di persone ogni anno soffrono la fame.