Ciclovia del Garda, gli ambientalisti: “Il tratto trentino è uno sfregio”

Claudio Chiarani23/05/20232min
CICLOVIA DEL GARDA MALCESINE (1)

 

Quella ciclopedonale non s’ha da fare. La frase di manzoniana memoria ben si applica a quanto Italia Nostra chiede a gran voce, ossia non costruite la pista ciclopedonale a sbalzo sul lago di Garda nel tratto trentino. E l’associazione, con la referente trentina Manuela Baldracchi, lo fa a firma anche delle presidenti delle regioni Veneto e Lombardia, Marisa Velardita e Rossana Bettinelli. Il progetto, insomma, così come concepito dalla Provincia di Trento non va bene, sfregia il paesaggio, è a rischio, non assolve al passaggio ciclista-pedone e, altro dato non trascurabile, costa ben 13 milioni di euro al chilometro per la “complessità” della sua realizzazione. Insomma, da Riva del Garda a Limone per congiungersi al tratto esistente e inaugurato il 14 luglio del 2018 servono 65 milioni di euro. Ancoraggi alle pareti rocciose, larghezza della pista pari a tre metri e mezzo contro i due e mezzo del tratto bresciano esistente che dal confine col Trentino porta a Capo Reamol, costruzione con “distacco” dalla roccia di oltre un metro, copertura di riparo per eventuale caduta sassi, insomma una serie di fattori che ne sconsigliano del tutto la realizzazione così come previsto dal progetto trentino. Un inutile sfregio alla bellezza del lago di Garda, alle sue coste, alle sue montagne e all’ambiente in generale a danno delle attività veliche sportive che vi si praticano. Tutela del paesaggio bene comune, insomma, è quanto le tre referenti di Italia Nostra sottopongono a chi sul lago di Garda non solo risiede, bensì a quanti, e sono tanti si sa, ci arrivano per soggiornare.

 

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