Turismo arabo? Per l’Assessore rivano Grazioli “l’Alto Garda non è pronto”

Fabio Galas26/09/20245min
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L’Osservatorio per il Turismo del lago di Garda (O.T.G.), nato dalla collaborazione tra Università Cattolica del Sacro Cuore e Comunità del Garda, quest’anno organizza la terza edizione della rassegna “Grand Tour – I turismi emergenti: il Garda crocevia di culture, linguaggi e innovazione”. Sabato 5 ottobre – si legge sul sito ufficiale del Comune di Nago-Torbole – all’ex Colonia Pavese a Torbole si terrà a partire dalle 9.30 il convegno “Il turismo arabo”. Alle 11 è previsto l’intervento del professor Wael Farouq dell’Università Sacro Cuore di Milano su “La milleduesima notte: l’accoglienza culturale dei turisti arabi”.

Luca Grazioli, Assessore al Patrimonio, Qualità Urbana, Digitalizzazione, Quartieri, Frazioni e Sicurezza Urbana del Comune di Riva, ha diffuso alla stampa una nota personale sul tema del convegno, che riportiamo integralmente. “Non siamo pronti”, afferma l’assessore della giunta di centrodestra, guidata dalla leghista Cristina Santi.
“Se consideriamo il turismo arabo un investimento che potrebbe tradursi in un’iniezione significativa di capitali nel settore, allora merita alcuni approfondimenti. Partiamo dal presupposto che se si vogliono fare le cose per bene, non si tratta solo di offrire cibo e servizi, ma significa anche comprendere e rispettare le tradizioni e le sensibilità culturali dei visitatori musulmani, offrendo spazi di preghiera, direzioni qibla nelle stanze d’albergo e altre comodità che potrebbero essere importanti per i visitatori musulmani. Se perseguiamo l’ipotetico sviluppo, dato che alcuni studi evidenziano che il mercato del turismo musulmano è in rapida crescita e rappresenta una fetta significativa del mercato globale del turismo, si deve per forza investire anche nella formazione e nell’adeguamento alle normative Halal.
Mi chiedo: ma l’Alto Garda, per diventare una destinazione accogliente e rispettosa per i turisti musulmani, è pronto ad adeguarsi agli standard Halal?
Siamo pronti a soddisfare non solo le esigenze alimentari dei visitatori musulmani, ma estendere gli sforzi anche a una comprensione più profonda delle loro tradizioni e necessità culturali? Per alcuni l’investimento nel turismo musulmano potrebbe rivelarsi una strategia vincente, per molti altri un salto nel buio che inevitabilmente andrebbe a minare il turismo europeo, ricchezza ancora oggi per tutto il lago di Garda inestimabile”.
L’Assessore rivano esprime le sue preoccupazioni: “Temo che l’afflusso di turisti arabi porti a un cambiamento culturale o a una perdita di identità locale e questi inevitabili adattamenti forzati alle esigenze dei visitatori può generare contrasto. Condivido che alcuni possono avere pregiudizi o stereotipi riguardo alla presenza massiccia dei turisti arabi, influenzati da esperienze personali o da rappresentazioni nei media. Queste percezioni, dovute anche a tensioni geopolitiche e religiose, possono portare a una visione negativa del turismo arabo.
Differenze nei valori e nelle norme sociali possono creare attriti. Ad esempio, le aspettative del turista europeo possono differire, portando a fraintendimenti e tensioni o ancora peggio a decidere altre destinazioni.
Credo che i benefici economici del turismo arabo non si traducano in vantaggi per la comunità locale e che le attività commerciali si adattino solo per soddisfare le esigenze di un gruppo specifico, trascurando il resto o, peggio ancora, i residenti.
Sono convinto che la diversità culturale può essere una risorsa preziosa per il settore turistico se gestita con sensibilità e apertura ma soprattutto se condivisa con il territorio.
Siamo pronti per favorire questo turismo emergente? Avere, ad esempio, uno chef Giordano tra i ranghi nelle cucine che offre buffet a base di diete per musulmani, strutture alberghiere che garantiscono canali satellitari medio orientali in ogni camera, oppure realizzare strutture apposite con sale da preghiera per i fedeli musulmani?
Mi associo a molti che mi hanno sollecitato ad esprimere questo pensiero, la risposta è che “non siamo pronti”, non per incapacità o incompetenza, ma per una ragionevole scelta, condivisibile più o meno, ma sicuramente legittima”.

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