Tunnel Loppio – Busa, i Contratti di lavoro vanno rispettati
Della situazione contrattuale e lavorativa del costruendo tunnel Loppio – Busa si è detto molto. Sull’opera più grande che l’attuale amministrazione provinciale ha ereditato dalla precedente a guida Rossi, anche. Oltre alla falda acquifera trovata durante lo scavo e che ora i tecnici stanno cercando d’imbrigliare per poter proseguire (parliamo del lato ovest, quello da passo S. Giovanni per capirci) ci sono anche le condizioni dei lavoratori, oggetto queste di diverse prese di posizione da parte dei sindacati. Un incontro volto a capire, o perlomeno cercare di capire cosa manca, cosa serve, cosa c’è da migliorare si è tenuto nei giorni scorsi sul tavolo che i sindacati di categoria hanno richiesto in Provincia. Fillea, Filca e Fenea chiedono che siano garantite le condizioni di lavoro agli operai impegnati nello scavo, ma anche che siano pagati gli straordinari e che i turni di lavoro siano più “sostenibili” da parte delle maestranze. Insomma, richieste nel pieno diritto di chi immerso nella montagna (e nell’acqua oggi verrebbe anche da dire) sta scavando per aprire il collegamento con la Busa del Garda trentino. La Sac costruzioni, il consorzio d’imprese temporaneo che si è aggiudicata i lavori, dunque, non starebbe (stando a quanto dichiarano i sindacati) rispettando le condizioni salariali e quelle lavorative della più grande opera che si sta realizzando in Trentino. Un’opera, inutile aggiungerlo per chi nel Garda trentino ci vive, attesa da oltre trent’anni (per non dire mezzo secolo) e che è già nata con problemi ancora prima d’iniziare. Due corsie, quattro corsie, due con la terza dinamica (il progetto che si sta portando avanti) che è stato “digerito” perché altrimenti non si sarebbe nemmeno iniziato. Ottanta gli operai che sono impegnati nello scavo, il turn over è altissimo, molti ora passata l’emergenza sanitaria sono tornati a lavorare vicino casa ma sembra proprio che siano le condizioni di lavoro a spingere sempre più persone a lasciare il cantiere. Un cantiere da 160 milioni di euro, lungo 2 chilometri e ottocento metri per 750.000 metri cubi di roccia tolta alla montagna. La fine? Nel 2023, ma il 2024 è già dato per scontato.