Si studiano le ossa dei soldati caduti nel 1918 sul Tonale

Redazione28/06/20233min
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DA SX PROF.DANIEL GAUDIO FRANCO NICOLIS MARCO AVANZINI (MUSE), TENENTE COLONNELLO GIUSEPPE MARGONI

 

Erano riemersi la scorsa estate, dopo più di un secolo, in una fossa comune sopra il passo del Tonale: si trattava dei corpi di alcuni soldati austro-ungarici, caduti sul fronte durante la durissima offensiva dell’Operazione Valanga del 12-13 giugno 1918.
La segnalazione era arrivata da Sergio Boem, alpinista e grande appassionato di storia locale, che studiando i diari del nonno, il tenente Ubaldo Ingravalle, archivi storici e mappe geografiche, durante un’escursione a 2.300 metri di quota aveva individuato in una buca dei resti ossei umani.
Le delicate fasi di recupero e di indagine archeologica, partite subito dopo il ritrovamento e coordinate dall’Ufficio beni archeologici della Soprintendenza per i beni culturali della Provincia autonoma di Trento, in accordo con il Commissariato Generale per le Onoranze ai Caduti del Ministero della Difesa, avevano portato alla luce i resti di 12 corpi scheletrizzati.
I resti sono oggetto di studio presso i laboratori del “MUSE – Museo delle Scienze” da parte di un gruppo di ricercatori dell’Università di Durham (Gran Bretagna), che ha finanziato la missione antropologica nell’ambito di un progetto di alta specializzazione in studi di questo tipo.
Lo scopo delle analisi bio-antropologiche in corso è quello di definire il profilo biologico di ogni individuo e di analizzare i traumi scheletrici ed eventuali patologie che hanno interessato in vita sia i tessuti ossei sia quelli dentali, e di verificare la presenza degli stress funzionali, cioè le tracce che le attività lavorative lasciano sull’apparato scheletrico.
L’approccio adottato mira, dunque, a fornire non solo dati utili ad un eventuale, seppur improbabile, identificazione, ma anche ricostruire le “storie” dei singoli soldati.

 


“Nonostante le condizioni di estrema frammentarietà e fragilità dei resti scheletrici, le analisi stanno già rivelando alcuni importanti dettagli – afferma il professor Daniel Gaudio dell’Università di Durham – Ad esempio, la presenza di numerose patologie dentarie rivela come i soldati non solo lottavano con i pericoli e lo stress della battaglia, ma probabilmente anche con acuti dolori dentali. Alcuni individui, nonostante la giovane età, presentano già segni di artrosi ai piedi. Altri presentano chiari segni di traumi cranici, inclusi fori di ingresso probabilmente legati a colpi di mitragliatrice”.

Al termine di queste indagini i resti saranno restituiti a “Onorcaduti” che, in accordo con la Croce Nera austriaca, li destinerà al cimitero militare ritenuto più idoneo. I materiali associati ai resti umani saranno sottoposti, se necessario, a pulizia e restauro nei laboratori della Soprintendenza.

 

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