Raccolta differenziata: in Trentino solo gli scarti alimentari vanno nell’umido

Nel corso di vari incontri informativi organizzati dalla Comunità di valle o dal Comune di Arco sono emerse diverse incertezze sulla corretta differenziazione dei rifiuti. Una di queste riguarda la frazione umida e precisamente i piatti, i bicchieri e i sacchetti cosiddetti «compostabili».
«Capita spesso di pensarlo -spiega l’assessora Chiara Parisi- Se è compostabile può andare nell’umido. In realtà non è sempre vero. In Trentino l’umido domestico viene trattato in impianti progettati per scarti alimentari veri: avanzi di cucina, bucce, resti vegetali. Non per oggetti, anche se biodegradabili o compostabili. Il motivo, quindi, è tecnico, non ideologico.»
I materiali in Mater-Bi sono compostabili secondo la norma, ma richiedono temperature elevate e costanti, tempi lunghi di degradazione e fasi specifiche di compostaggio. Negli impianti trentini l’umido passa prima dalla digestione anaerobica per produrre biogas, con tempi più rapidi. Qui il cibo viene digerito facilmente dai batteri. I manufatti compostabili invece non si degradano a sufficienza, non producono energia e restano come frammenti. Questo comporta una minore produzione di biogas, il peggioramento della qualità del compost e l’aumento degli scarti e dei costi di trattamento. Il risultato finale sarebbe un compost con residui visibili, poco utilizzabile in agricoltura.
«Per questo la regola è semplice – conclude l’Assessora – e la riassumerei così: nell’umido metti solo scarti di cucina, niente oggetti, nemmeno se “bio”, “green” e “compostabili”. La sostenibilità non è data solo dal materiale in sé ma dal sistema complessivo in cui lo inseriamo. E un sistema funziona bene solo quando è coerente dall’inizio alla fine.»










