QUESTO VALLO TOMO S’HA DA FARE
Il primo cittadino di Arco non usa mezze parole, non trova “giustificazioni” al secco no degli ambientalisti. Non volere il vallo tomo a protezione del versante est del Monte Brione, laddove si sono staccate (e, presumibilmente se ne staccheranno ancora) molte frane pericolose per l’incolumità delle persone che vi abitano o transitano sotto è giocare con la loro vita. Per Alessandro Betta le argomentazioni degli ambientalisti (la presenza di trincee della Grande Guerra) sono solo “argomentazioni pretestuose”. Il Comune, dunque, va avanti per la sua strada, ossia quella della costruzione del vallo tomo, un muro che blocchi le cadute massi dalla parete fragile del Brione. Cinque anni fa quella più consistente, con massi di generose dimensiono che staccatisi dalla parete lato dove sorge il sole per pura fortuna non hanno fatto vittime ma causato solamente danni, a cose e macchine e l’avvio di un monitoraggio volto a capire cosa fare. O spostare le abitazioni o erigere una protezione, il vallo tomo appunto, a difesa delle stesse e della sottostante statale del Linfano. Però lì si trovano anche vestigia della Grande Guerra e allora ecco la presa di posizione delle associazioni ambientaliste, le quali propongono una loro soluzione, meno impattante, fatta di terrazzamenti dove si potrebbe anche ripristinare la coltivazione dell’ulivo. Tracce, adduce l’amministrazione comunale di “scarso pregio” storico, meglio un bel muro che protegga la fragilità di tutto quella zona. La “lotta” continua.